Sono
stati diffusi, settimane fa, i numeri relativi all’export 2013 delle bolle
italiche più famose all’estero. Bene, i numeri parlano chiaro, sempre. Abbiamo
esportato la bellezza di, uno più, uno meno, 312 milioni di flaconi di
Prosecco, con un bel 24 % di incremento, rispetto all’anno precedente, con
previsioni incoraggianti anche per l’anno in corso. Tutto bene? Quasi, anzi no.
Da nazionalista convinto e feroce, mi compiaccio e mi congratulo per questo risultato.
Tuttavia, c'è più di un però.
Da nazionalista convinto e feroce, mi compiaccio e mi congratulo per questo risultato.
Tuttavia, c'è più di un però.
La
minkia tanta, cui facevo
riferimento in un post, poco prima dell’ultimo Natale, in questi casi, va a
nozze, casca a fagiolo, un rigore a porta vuota.
Infatti
qualcuno, si è subito attivato per usare e piegare, come un novello Marco
Tullio Cicerone – Cicero pro domo sua
- il dato export, compiendo un parallelo con quello dei nostri cugini della
Champagne (304 milioni di bottiglie), giusto per cantare vittoria.
Ottimo,
un bel triplo salto carpiato, all’indietro, con doppio avvitamento, rispettando
ogni angolo visuale, per un accostamento omogeneo. Chapeau-bas.
Ma
c’è di più, Francesco Zonin sostiene che bere Prosecco a New York “…equivale per il
consumatore a scegliere lo stile della dolce vita italiana senza l’alterigia
dei francesi”.
Circa ‘sto luogo comune dell’alterigia francese, sarebbe ora di
finirla. Assicuro che produttori di vino, presuntuosi, saccenti e cafoni ne trovo
non lontano da me, senza percorrere un migliaio di km.
Rincara
la dose il sig. Malagò, presidente del Coni, scrivendo, nell’introduzione del
libro Viva il Prosecco, abbasso lo Champagne: “…Prosecco vuol dire beva facile, con la testa libera, che crea simpatia
immediata. Champagne ha in sè qualcosa di sussiegoso, pretenzioso”.
Giusto,
io infatti, ogniqualvolta bevo Champagne e mi avvedo che la boccia è finita, divento
antipatico e indisponente, sempre.
Ma
la gemma è di Gianluca Bisol, famosissimo prosecchista, quando informa che,
dalle loro parti, le quotazioni dei terreni, in particolare la collina del
Cartizze, ha raggiunto cifre superiori “…anche alle migliori zone francesi”.
Ma
quali Bordeaux, Borgogna, Champagne, orde belluine di francesi, stanno valicando
il confine, in fretta e furia, con truppe cammellate al seguito, per accaparrarsi le zone migliori del nostro
nord-est, magari dopo essersi liberati dei loro, non più così redditizi,
lieux-dits.
Tempi addietro, un
notissimo e illustre produttore italiano, mi confessò: “Se i francesi, anziché lo Champagne, avessero il Moscato,
questo sarebbe il vino più famoso al mondo”.
Serve
altro? Sì.
Continuiamo
pure a misurarcelo e ostentarlo, a ogni piè sospinto, per ribadire che noi lo
si ha più lungo, anzichè accantonare il centimetro e iniziare, seriamente, a
domandarsi come si sta usando l’attrezzo.
"A boccia finita divento indisponente", sei in forma Duca, pro aperitivo secco volentieri : Val d'oca prosecco extra dry millesimato,
RispondiEliminaM 50&50
Extra drai ahi ahi ahi
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