Tutto quel residuo zuccherino, mi ha lasciato
l’amaro in bocca…
Peccato perché, tutto sommato, non sarebbe
stato malaccio questo Chenin Blanc in purezza, da agricoltura biologica.
Attacca con una netta nota agrumata, più
spostata sui toni citrini, seguita da frutta gialla matura – pesca e albicocca -
acacia, un filo di miele, tocchi floreali gialli, dal profilo minerale non
irresistibile.
Al palato è morbido, troppo morbido, al punto
che l’acidità non è sufficiente per contrastare l’esuberanza zuccherina. Ne
scaturisce un sorso che riprende, solo in parte, le impressioni olfattive,
schiacciato com’è da quell’elevato residuo, il quale priva la bevuta di
quella tensione, di quella vibra, che solitamente ho incontrato in questo
vitigno.
Se allo Chenin manca il giusto grado di
acidità, resta ben poco e, nel caso di specie, la vinificazione non è
moelleux.
Ergo, malheureusement, boccia monocorde, che difetta di slancio ed equilibrio.
Ergo, malheureusement, boccia monocorde, che difetta di slancio ed equilibrio.
Rimandata a settembre.
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