Complicato scrivere, aggiungere qualcosa, che
non risulti scontato e dejà vu sull’azienda,
sul vino e, in particolare, sull’annata, pluripremiata e votata da degustatori
di acclarata e indiscussa competenza, come il miglior vino d’Italia 2012.
L’annata in questione – climaticamente molto difficile
- è la prima di Trebbiano fatta dal figlio di Edoardo, Francesco Paolo, ed è
arrivata a scaffale sia dopo la 2008 che la 2009.
Incantevole oro chiaro, lucente, con un naso
che all’apertura è già pulitissimo e tutto forgiato su idrocarburi, eleganza minerale
e tantissima polvere da sparo. Trascorsa una buona mezz’ora, guadagna in
complessità e statura, con tocchi agrumati e tropicali – pompelmo e frutto
della passione – cui si sommano sentori di resina, vegetali e di fiori secchi –
fieno e camomilla, rosmarino e salvia - e una splendida nota iodata, addolcita
da virgole di miele.
L’assaggio, preciso e ricchissimo, amplifica,
esaltando, le note olfattive, e regala una bocca simmetrica e compatta,
sbalorditiva nella sua perfezione ed equilibrata in tutte le sue componenti. Verticalità
netta, tensione gustativa raffinatissima e profondità di sorso rara.
Molto
lungo e di persistenza interminabile, con forti rimandi di frutta, iodio,
ostrica e gesso.
Un abisso con gli altri produttori di
Trebbiano - anche nel prezzo - e impossibile dimenticarlo.
Con tajarin al tartufo.
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