sabato 26 ottobre 2019

Vini di Vignaioli Vins de Vignerons 2019 | Fornovo di Taro (Pr)




Domenica 3 e lunedì 4 novembre – sègnati le date - a Fornovo di Taro (Pr), presso il Foro 2000, ritorna “Vini di Vignaioli Vins de Vignerons”, manifestazione che quest’anno "diventa maggiorenne" e spegne 18 candeline.

Oltre 130 banchi di assaggio, di altrettanti vignaioli, italiani ed europei, pronti a farci conoscere i loro vini, ma anche olio e legumi, con possibilità di acquisto diretto.
Non mancherà, come di consueto, una nutrita schiera di aziende dell’agroalimentare di qualità e dell’editoria di settore.

Resta in contatto, col loro sito e le pagine social, per l’elenco completo dei vignaioli presenti e gli orari della manifestazione, nonchè gli ultimi aggiornamenti.
  

venerdì 18 ottobre 2019

Bartolo Mascarello Barolo 2004




La 2004 è un’annata considerata storica – non ne sono così persuaso, vanno fatti tanti distinguo – forse più perché le due che la precedettero furono disastrose, rispetto a quanto fu effettivamente, a conti fatti, la qualità intrinseca del raccolto.
 
La 2004 è, soprattutto, l’ultima vendemmia cui assistette Bartolo e segna, giocoforza, l’inizio ufficiale, tutta sola, di Maria Teresa.
 
Questo Barolo è frutto di una selezione di uve, provenienti da parcelle di proprietà in Rocche (La Morra), Cannubi, San Lorenzo e Ruè (Barolo).
Che poi, in fondo, è come in Langa, storicamente, si è sempre concepito il Barolo: uve di diversi vigneti, aventi differenti peculiarità, che, assemblate, possono determinare un vino dalla maggior complessità, compensando e bilanciando eventuali disomogeneità.
 
Un Barolo che più classico non si può, quello dalle lunghe fermentazioni, quello della botte grande. Un Barolo nel quale, stilisticamente, mi ci riconosco. E mi ci tuffo.
Gran complessità di profumi, che spazia tra un’elegante composizione floreale – rosa e violetta – e un bel canestro di ciliegie (anche sotto spirito), tra una svettante noce moscata e intensi effluvi balsamici. Una marcia inarrestabile, che prosegue con radice di rabarbaro, umori di (sotto)bosco e tabacco biondo.
 
In bocca è il paradigma della raffinatezza e dell’equilibrio, in tutto e per tutto. Impressiona per specularità con le percezioni olfattive, rivelando tannini di grana finissima. Freschezza e struttura, di scrupoloso bilanciamento, come a dire: molto cerebrale e zero ostentazione di muscoli.
Sorsi lunghi e penetranti, con ritorni finali di cuoio, china e una fresca scia balsamica.
 
Il mio concetto di Barolo, con la classe dei fuoriclasse. 
Musica per il mio palato.
 
 

venerdì 11 ottobre 2019

Catherine & Dominique Derain Saint-Aubin rouge Le Ban 2010



Chi non ha mai incontrato Dominique Derain, e i suoi vini, non getti altro tempo, giacchè si tratta di un Personaggio unico, che dietro a un viso alla Cyranò e ad esilaranti modi goliardi, lunatici e un po’ guasconi, tradisce una Passione Totale per il vino, vigna in primis.
Borgogna, 20 km. sud-ovest di Beaune, la sua cantina si trova nel cuore del villaggio di Saint Aubin, mentre Le Ban è un minuscolo lieu-dit, un pendio, esposizione pleine est, di calcare, ghiaia e argilla.

In origine, questa parcella, costituiva la cartina di tornasole per valutare il grado di maturità delle uve; ergo, raggiunto il livello atteso, l’autorità locale emetteva l’editto - Le Ban - una vera e propria autorizzazione amministrativa, che fissava, insindacabilmente, il giorno di inizio della vendemmia.

Rubino scarico, brillante e trasparente, incanta il naso, tipico e classico una cifra – si sarà capito che è Pinot Noir? - con vivaci e rosse espressioni fruttate – ciliegia, lampone, ribes, fragola - un fianco speziato molto pronunciato, arricchito da cenni terrosi e ferrosi.

Anche la bocca è scrigno ricchissimo di sapori, gli stessi della passeggiata olfattiva, con la frutta sugli scudi e le spezie a tener botta. Un velluto di fine tessitura, munito di spiccata acidità e bella ampiezza, con tannini in equilibrio.
Persistente e di beva spaccante, mantiene integra freschezza fino alla fine, con buon allungo, per un palato di pulita speziatura e mineralità.

venerdì 4 ottobre 2019

Domaine Riberach Synthèse Blanc 2014



A Bélesta, piccolo comune del Roussillon, (Midi Pirenei), nel non lontano 2006, l’architetto Luc Richard, insieme al alcuni collaboratori, acquistò gli edifici della cooperativa locale e con una decina d’ettari mise in piedi, dal nulla, questo domaine.
Un progetto ambizioso, con le idee chiarissime: solo vitigni autoctoni, per un’impronta terroiristica, priva di scorciatoie. E i risultati ci sono tutti.
Il Synthèse è un assemblato di Maccabeu (maggioritario), Grenache Blanc e saldo di Carignan Blanc, da vigne di una 15na di anni, su terreni granitici e scistosi.
Adoro questi cépages. 
Il naso è di freschezza superba, di pochi, ma scrupolosi profumi: verbena e altre erbe di campo, mela e agrumi, con una tessitura rocciosa paradigmatica e inflessibile.
Palato dritto, di gran tensione e molto secco, che riprende integralmente il carattere olfattivo. Con lo sviluppo dell’ossigenazione, il lucido impianto minerale sale in cattedra, assumendo dimensione e personalità notevoli e assicurando intensità salina e croccante grassezza al sorso.
Una spremuta di roccia, da urlo libero con le ostriche.