Nel periodo natalizio rinuncio, volentieri, a
scrivere, per concentrarmi nella lettura, assai più stimolante.
Nel particolare, rivolgo la mia attenzione -
divertendomi, sbellicandomi dalle risate, fino a capottarmi dalla poltrona – al
web e specificatamente a quei blog et
similia che, dato il periodo, cavalcano sempre i soliti triti, e ormai
desueti, argomenti, sempre a caccia dello scandalo, dello sguup, fustigatori impazienti di ergersi a Catone per comminare
scomuniche, supportati dalla claque che si accoda in modo pecoreccio.
Almeno l’ammonimento avvenisse castigat ridendo
mores. No! Pistolotti interminabili, ampollose e cervellotiche masturbazioni per dire e fare cosa? Nulla, se non
pestare fumo.
Quali sono gli argomenti di questo Natale
2014? Sempre i medesimi - puntuali quanto una poltrona per due, Randy & Morty compresi - diventati ormai, a tutti gli effetti, dei classiconi:
…e lo Champagne e lo spumante italiano e il Prosecco e il Franciacorta e il
Trento e chi sarà il migliore e la grande distribuzione organizzata e i
prezzi sottocosto e le aziende produttrici lo sapranno e le politiche
commerciali e mille altre seghe.
Tutti gli anni è la stessa, perdonate
l’eleganza oxfordiana, rottura di cazzo.
Quest’anno il focus è puntato sulle offerte sottocosto.
E quasi tutti a sostenere le solite tesi dello sputtanamento e svilimento del prodotto, della denominazione, di cosa (non) fanno, cosa dovrebbero fare, dove sono, i Consorzi, etc.
Cosa ci vogliamo fare, noi italiani siamo
fatti così, siamo Tafazzi anche nel vino.
Non va mai bene, a prescindere. Chi,
davanti a due strade, ne sceglie una, sbaglia; chi sceglie l’altra, convinto di
azzeccarla, sbaglia pure lui.
Sì, ma essendo che tertium non datur, come la risolviamo?
Ora, premesso che tutte le opinioni vadano rispettate,
sempre e comunque, voglio vedere la questione da un altro punto di vista, attraverso
una serie di interrogativi/ragionamenti.
Ogni azienda produttrice, piuttosto che ogni
gruppo facente parte della gdo, sarà libero di attuare le proprie scelte
commerciali?
Stiamo parlando di alcuni metodo classico
scontati del 30-40%. Embè dove sarebbe lo scandalo? E se quello fosse il prezzo
corretto, dato il contenuto? Per una volta che a guadagnarci siamo noi fruitori.
Tocca al consumatore farsi carico dell’immagine del produttore? Chissenefrega
se l’azienda produttrice è o no a conoscenza di questi prezzi? Ma sì dai,
facciamo finta che nessuno sappia niente, continuiamo a foderarci gli occhi con
fette di mortadella, così è più facile fare gli ingenui, i duri e puri, i
censori, gli splendidi, solo per poter sputare sentenze.
Anche dalle mie parti sono almeno 7/8 anni
che trovo, nel periodo natalizio, la bottiglia del solito produttore trentino –
ne tira quasi tre milioni - fortemente scontata - è così anche quest’anno a
8,50 euri - e allora? Se mi piace/conviene la compro, altrimenti tiro dritto,
perchè se un prodotto non piace non lo vorrei nemmeno come regalo.
Forse ci stiamo, si stanno, dimenticando che
gli eno-appassionati costituiscono il 2%, e il vino più venduto nel nostro
paese è quello nel brick? E’ chiaro?
E tanto per chiudere il cerchio non è mancato
il riferimento alle politiche commerciali dei nostri cugini champagnisti. Ah
loro si che sono impeccabili, loro si che hanno altra classe. E giù a tessere
lodi e sprecare peana.
Badate amici miei, io frequento, spesso e volentieri, essendo a un paio d’ore di auto, la
Francia, i francesi, la loro gdo, etc. e vi assicuro che tutto il mondo è paese.
Fioccano, tutto l’anno, offerte sugli Champagne.
Fioccano, tutto l’anno, offerte sugli Champagne.
I prezzi e gli sconti?
Come i nostri. Se ne trovano a partire da 10-12 euri.
Due anni fa a Marsiglia in un iper
trovai, addirittura, in copiosa quantità un certo Fleury 1999 a 20 euri! Sì
avete letto bene, con la gente che si affannava a riempire il carrello di
cartoni, quorum ego.
Forse gli interrogativi che bisogna porsi
sono altri, del tipo quanto minkia costa
realmente il vino e quale dovrebbe essere il suo prezzo. Ma soprattutto, cosa e
quanto c’è dentro una bottiglia? Ma questi sono argomenti tabù. Meglio, molto
meglio scorreggiare del nulla, spostare e confondere sempre i piani, evitando
il nucleo del problema.
Il 28 febbraio di quest’anno, scrissi un post - tanto per autocitarmi e per ricordarmi che
sul web le parole durano meno di un respiro - in cui domandavo come fosse
possibile acquistare vini - Barolo, Barbaresco, Brunello, Prosecco, Franciacorta,
Moscato etc. - a pochissimi euri.
Lo scandalo è trovare offertone a balle rotte
a Natale, oppure, sempre e tutto l’anno, vino in brick a 1 euro, Trento a 4, Prosecco
appena sopra i 2, Franciacorta a 7, Moscato a 2, Cava a 3, giusto per restare
in tema effervescente?
E continuano a chiamarlo vino. Simpatici & #tuttisoci.
(Immagini tratte dal web)
Cinquantesimo dei novantotto muovo gli occhi tra gli scaffali come se fossi al Foro Italico, vedo che sei uscito incolume dalle feste...;-)
RispondiEliminaIncolume ma molto motivato!
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RispondiEliminanon leggo riferimenti agli champagne del lidl ... li hai provati?
Certo che li ho provati. A volte sono masochista. Meglio parlare d'altro, lasciamo perdere.
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