martedì 29 dicembre 2015

Yvon Métras Beaujolais 2014




Il Gamay non ha mai esercitato su di me particolare appeal, semmai il contrario. Tuttavia, di quando in quando, non disdegno testarlo, non si sa mai. Di questo produttore, ho dei bei ricordi dei suoi Fleurie, con il 2014, condiviso con amici, proprio alcune settimane fa, ottimo e dalla beva priva di ritegno.

Ti dico subito che questo beaujò, nella declinazione Métras, che non conoscevo, non mi è piaciuto granchè. Stile simile a quello di Foillard, Burgaud e Lapierre, ma questi hanno un altro passo; in particolare quello di Marcel Lapierre, altra galassia.

Non molto loquace, già dal naso, penalizzato da una leggera volatile e, soprattutto, da una riduzione abbastanza severa, la quale, ostacola fortemente l’espressività del frutto rosso – fragola, lampone e ciliegia – e schiaccia tutto l’andamento olfattivo, spuntando anche quel tot di mineralità in fieri.

Nonostante un attacco fresco, in bocca mantiene fede, per grandi linee, alla sua impostazione olfattiva, con il greve fardello riduttivo, di cui si libererà, ahimè, solo in finale di boccia. Ergo, tutto con il silenziatore – a marcia ridotta – dal frutto ai tannini, dalla bevibilità alla lunghezza e, per soprammercato, anche un’acidità di asprezza fuori scala.

Mi piacciono i cd vins nature, compresi quelli di Yvon, allorquando non presentano imperfezioni e/o difetti. Purtroppo, non dispongo di altra bottiglia per la controprova, anche se, già sai che sovente una non fa testo, così come una rondine non fa primavera, anche se il (la?) volatile…


venerdì 25 dicembre 2015

Veuve Clicquot Ponsardin Champagne La Grande Dame 1998




È la cuvée de prestige, creata nel 1972, con il millesimo 1962, per solennizzare il bicentenario della Maison e, soprattutto, costituisce il supremo omaggio a Madame Barbe Nicole Clicquot, la cui abilissima opera è stata indispensabile per l’espansione e la nomea di questo marchio.

La Grande Dame, elaborata solo nelle annate eccezionali, è un assemblaggio a dominanza Pinot Nero – solitamente per due terzi - e saldo di Chardonnay.
Solamente uve da vigneti di proprietà, di 8 villaggi Grand Cru: Le-Mesnil, Avize, e Oger per lo Chardonnay, Bouzy, Verzenay, Verzy, Aÿ e Ambonnay per la bacca nera.
Tra i sette e dieci anni sur lattes e remuage manuale. Il mio flacone ha già una botta di vita dal dégorgement (6 anni).

Perlage sottilissimo, con il naso, elegante e vivissimo, ma non troppo complesso, che inforca dritto la via, raffinata, dell’oriente – pepe bianco, cannella e zafferano – mentre si inseriscono, con l’ossigenazione, burro e mela cotogna, fragranze agrumate e di mandorla tostata, con il profilo minerale appena imbastito e semi-nascosto.

Una bocca freschissima e pressochè simmetrica, continua il viaggio a levante, ripresentando una fine trama speziata – zafferano a nastro – cui si accompagnano sensazioni di malto, con nette percezioni di albicocca e agrumi canditi, mentre l’aspetto minerale permane in fase di stallo, o giù di lì.
Palato instancabilmente vellutato e vibrante, per sorsi di gran tensione, dal finale speziatissimo e lungamente persistente.

Non la bevuta della vita, tuttavia una boccia che vedo ancora in crescita e, chissà, potrebbe diventare travolgente, nel volgere di qualche anno.






Porgo, alle mie lettrici e ai miei lettori, effervescenti auguri di buone feste, auspicando che abbiate predisposto, con cura, la line-up liquida.
Quanto alla scelta musicale, abbandonerei, per oggi, la cassa in quattro - di cassoni o cazzoni saremo già attorniati - e andrei sulle pastorali di Bach e Dvorak.



mercoledì 23 dicembre 2015

Aimone Giobatta Vio Vermentino 2014




Forse non ho mai saputo scegliere quello giusto, ma i miei trascorsi con il Vermentino del ponente ligure, salvo rarissime occasioni, si sono sempre rivelati o banali, o ignavi, con l’inevitabile considerazione finale: “… non cattivo, ma neanche buono, sa di niente…”

Questo, viceversa, proveniente da una azienda, a conduzione biologica, di Bastia d’Albenga, mi è piaciuto, tanto nei profumi, quanto nei sapori.
C’è un bel timbro di cedro, misto a pompelmo, con spunti di timo e rosmarino e una lieve mineralità marina.

In bocca ha freschezza da vendere e richiama, con puntualità, i toni olfattivi, accordando maggior riguardo aI risvolti agrumati, a discapito di quelli vegetali, e arricchendosi quanto a valenza minerale.
La chiusura, non poi così breve, mi lascia un palato con sfumature sapide.

Profumi e sapori, il Vermentino che mi piace.



lunedì 21 dicembre 2015

Passopisciaro Contrada Rampante 2011




La mia prima volta, seria, con il Nerello Mascalese, al punto da chiedermi perché abbia aspettato così tanto.
Pendici dell’Etna, qualora ci fossero dubbi, mille metri slm, da vigne ultra centenarie, molte ancora su piede franco, fermenta in acciaio e affina 18 mesi in botte grande, per una produzione inferiore alle tremila bottiglie.

Ricchezza e freschezza subito a braccetto. Una colata di intensa e piacevolissima dolce mineralità lavica, tanto sottile e raffinata, quanto totalizzante, mi asfalta le papille, a lungo. Più tardi, emergono, di pulizia cristallina, note affumicate e speziate, ginepro e alloro, con l’aspetto fruttato, molto presente, che rimanda al lampone e al ribes nero, alla fragola e all’amarena.

In bocca, idem come sopra! Esplosive e appassionanti sensazioni laviche e fruttate, con appaganti note sapide, che hanno soppiantato le dolcezze nasali. Palato profondo e cangiante, senza soluzione di continuità, dall’arancia al melograno, dal pepe scuro a sentori di macchia mediterranea, con la presenza fissa e inalterata della mineralità e dal tannino rampante e carnoso.

Sorso “vulcanico” e pulsante, di tonica persistenza, dalla silhouette elegantemente snella e scattante.
Sì, conquistato.