Sono
già stato due volte chez monsieur Dominique, una persona che porta
avanti, fedelmente, la filosofia del padre, assertore convinto che i (suoi)
vini debbano, dovrebbero, esprimere le peculiarità del proprio terroir.
Avize, Côte des Blancs, un comune piccolino, molto
noto per la presenza di un produttore-personaggio atipico, estremo e, imho, geniale. Tra i tanti, anche questo
récoltant-manipulant, il quale
conferisce la maggior parte delle sue uve ad una famosa maison, riservandosene una minuscola quota, che vinifica ed
etichetta, per una produzione che non supera i diecimila flaconi.
L’impronta,
la signature, è precisa e cristallina
su tutta la linea produttiva, dai base, fino ai millesimati. Si tratta di champagnes dritti, molto secchi e poco
o punto dosati, che non svolgono malolattica. Ergo, a lo largo de aquì, se vi piacciono dosaggi da moscato o prosecco e
altre simili stucchevolezze.
Il
nostro arriva da vecchie vigne, piantate nel 1960 – Chardonnay in purezza,
qualora non si fosse compreso – ed ha 3 grammi/litro di dosaggio.
Il
colore è prossimo a quello dell’etichetta, oro abbagliante,
con perlage, a onor del vero, non
finissimo, ma persistente. L’olfatto, tuttavia, è di pregio e corre dritto verso
note evolute di frutta candita e matura, che trovano il loro bilanciamento con
sentori agrumati, e leggermente floreali, all’interno di un quadro fortemente
connotato da mineralità gessosa.
La
bocca è molto tesa e si sviluppa privilegiando la parte agrumata, anche esotica,
che si integra molto bene con quella minerale. Pure qui, si ripropone un
leggero filo ossidativo, che aggiunge complessità e arricchisce la verticalità di
un sorso segnato da affilata lama acida. Lungo
e persistente, richiama continuamente l’assaggio, il quale delinea una bocca sapida,
mineralissima e crayeuse.
Per
chi è in cerca di rasoiate, senza inganni, né astuzie.