martedì 28 aprile 2015

Aoc Côtes du Jura Chardonnay Cuvée Florine 2012 Jean François Ganevat




Estremo sud dello Jura, o Giura, nel Revermont, in quel di Rotalier, con Jean François, dopo molti anni passati come maître de chai, presso Marc Morey, a Chassagne Montrachet, come rappresentante della diciassettesima generazione di questa famiglia di vignaioli, de père en fils depuis 1650.
Cultura biologica dal 1998 e biodinamica dal 2006, selezione super parcellare, con vini mai meno di due anni sui lieviti, ovviamente indigeni, e praticamente alcun intervento: niente solforosa, né chiarifica, né filtrazione.

Questa arriva da vigne del 1986, su suoli calcarei e porta il nome della figlia.
Oro intenso che gratifica la vista, mentre il naso, definito e pulito, attacca su note di agrumi – cedro e pompelmo - di pera, pesca e banana, qualche fiore, mandorla e un’idea di miele. Mineralità che viaggia, viva e spedita, a braccetto con un carattere gradevolmente sapido.

Purezza e solidità puntuali anche al palato, che risulta ricco e di spessore, in virtù di un freschissimo côté fruttato che si incastra, di giustezza, in una trama minerale davvero completa. Tensione e integrità di un sorso giovane che chiude, persistente, su tocchi iodati e di frutta bianca.
Bevuta elegante e delicata, che contiene già i tratti della profondità, che saprà regalarmi tra qualche anno.
Un bel viaggio con il bassone synth di Jealousy di Roisin Murphy.


venerdì 24 aprile 2015

Aoc Champagne Brut Tradition Grand Cru s.a. Egly Ouriet




Francis Egly non lo scopro certo io, mancherebbe. E’ un vigneron che rientra, a pienissimo titolo, nel novero di coloro che sono considerati tra migliori interpreti dello Champagne, in particolar modo del Pinot Nero, in una zona, Ambonnay, dove la bacca nera (ma anche lo Chardonnay), dona risultati qualitativamente eccezionali.

Con il Brut Tradition - l’espressione dello stile della casa - si entra nel mondo effervescente di Francis. Si tratta di un blend di 70 Pinot Nero e 30 Chardonnay, di cui ben 50% vini di riserva, che sosta cinquanta mesi sui lieviti indigeni, con lenta chiarifica, senza filtraggio né collatura. Il mio flacone è stato sboccato a settembre 2013.

Il calice è oro brillante, di fine e fitto perlage.
E’ tanta l’elegante complessità che traspare fin dal naso. In primis è la mineralità a sedurre, una mineralità gessosa, che rinvia ai fondali marini, all’ostrica. In seguito note agrumate – arancia e pompelmo - balzano decise, mescolandosi a mela, pera e agli aromi dei fruttini rossi. Ricco è pure il bagaglio vegetale, con la salvia e il timo che si uniscono a cenni speziati e a un sottile tocco di vaniglia.

Anche la bocca sfoggia ricchezza e dinamica intensità. Molto in rilevo la parte agrumata, che assume anche qualche virata confit, cui si intercalano resistenti note di pasticceria e spezie. La maturità del sorso raggiunge e mantiene il suo equilibrio, in virtù di un eccellente livello di freschezza, il quale torna utile anche nel contenere e demarcare l’importante struttura pinotnoiresca. L’assaggio, solido e persistente, si raffina e si completa grazie a profondi e salini solchi gessosi, con richiami di liquirizia.

Il marchio terroiristico di Francis.




martedì 21 aprile 2015

VdF Lo Tairral 2012 Julien Peyras




Oggi ti porto nel Languedoc-Roussillon, a Paulhan, a una 50ina di km. a ovest di Montpellier, dove c’è questo piccolo domaine, roba da enostrippati, come usa dire in questi casi.
Ho conosciuto Julien, la sua filosofia e i suoi vini, nel 2013 alla rassegna “Vini di Vignaioli” di Fornovo. Filosofia che si esprime più per sottrazione, nel non intervento, secondo i procedimenti e i processi dell’agricoltura organica. Filosofia che Julien la riassume dicendomi “100% raisin”.

La bottiglia di oggi è un assemblato di 3 vitigni: 50 Grenache e 50 salomonicamente diviso tra Syrah e Carignan, con vigne che hanno non meno di 30 anni e un picco per il Carignan che ne conta ben 70. L’elevage, per dirla alla loro maniera, si consuma in barriques bordolesi usate e dura tra i 12 e 18 mesi, ma qui la falegnameria gira alla larga dal bicchiere!

Di rosso inviolabile, offre un naso golosissimo, freschissimo e caleidoscopico. Gran cesto di frutta a palla – ciliegiona e fragola, prugna e arancia moro – con vigorose espressioni speziate e venature minerali di gran pulizia.

L’assaggio è splendidamente terrible. Coerente e sfaccettato, con la frutta scura sempre in primissimo piano, dove svettano, croccanti, ribes e ciliegia. Acidità vibrante e materia di alto lignaggio, fanno passare sotto traccia i 14 gradi di volume alcolico, abbreviando la percezione di almeno 3 punti e provocando smodato tracanno.
Stica, come ti addomesticano l’alcol i cugini, nessuno mai.
Carnosità e sapidità, con rinvii di tabacco e pepe nero, polverizzate in un nanosecondo.
Sì, hai ragione Julien, “solamente” 100% uva.

venerdì 17 aprile 2015

Aoc Champagne Grand Cru Extra Brut s.a. Marie Noelle Ledru




Appena tremila flaconi per questa tipologia, da una Dame della Champagne, i cui prodotti sono, tutti quanti, dritti e di purezza e bontà inversamente proporzionali alla sua simpatia e disponibilità. Tuttavia, in fondo in fondo, chissenefrega, quelli sono tratti non edibili e qui il carattere del produttore importa punto.
Una sola avvertenza, non essere impaziente di bere i vini della Signora. Frenata la smania qualche annetto, la soddisfazione ripagherà, con alto rendimento, l’attesa.

Ci troviamo ad Ambonnay – Montagna di Reims - prestigioso villaggio Grand Cru per la qualità del Pinot Noir. La boccia di oggi è declinata con una mediocre percentuale di Chardonnay (15%), a contrastare l’enorme massa della bacca nera. La vendemmia è base 2009, un tot non dichiarato di vini di riserva, per 36 mesi sur lattes, con due anni di dégorgement.


La densità del Pinot Nero macchia il calice di giallo oro, con una effervescenza fine ed elegante, per un intenso panorama olfattivo.
Aprono il ballo scuri toni fruttati – arancia e melograno, fragola e cassis - ben impastati nella fresca florealità dello Chardonnay – biancospino e lavanda – e collocati, per filo e per segno, in una dinamica e potente ossatura minerale e speziata.

In bocca è rettilineo, ma allo stesso tempo cremoso, confermando, in virtù di uno stato organolettico formidabile della materia, tutta quanta la tonicità espressa durante l’olfazione. All’assaggio il Pinot Nero rafforza le sue “grasse “peculiarità, che solamente una spiccata acidità riesce a contendere e contenere, risultando determinante per equilibrare e persino snellire il sorso.
Finale di classe, tra agrumi e mineralità, tra nocciole e spezie orientali.

Avec coquillages, lunga vita alla Signora.


venerdì 10 aprile 2015

Aoc Champagne Cuvée n° 731 Brut s.a. Jacquesson




Continua la saga della cuvée numerata – anche questa, ormai, di difficilissima reperibilità - dei fratelli Chiquet.

La 731 è vendemmia 2003 – annata molto calda, anche nella Champagne – nella misura del 59% - come per la 729, affidarsi per il 41% ai vins de rèserve, la dice lunga – con i tre vitigni così assemblati: 52 parti di Chardonnay, 31 di Pinot Meunier e 17 di Pinot Nero; il dosaggio è più che mai da extra brut – 2 grammi/litro – con dégorgement nel primo trimestre 2007.
Un’altra bella sfida.

Dopo tutto questo tempo, ha assunto il giallo oro, con perlage assai fine e duraturo. 
Al naso c’è la giusta evoluzione, tuttavia si sente che è vivo e in gran forma, chè freschezza e vinosità risultano interpreti di spessore. Il quadro olfattivo si orienta, dapprima, verso un côté burroso, di nocciola e mandorla, che vedrà, in seguito, affiorare pesca, albicocca essiccata e tanti agrumi confits – cedro, limone e arancia – con preziose incisioni gessose.

In bocca scivola fresco e soave, di raffinata tensione gustativa, con un acuto e riuscito amalgama tra aromi canditi, frutta secca e declinazioni minerali.
Sorso di profondità e ampiezza elevate, retto fino all’ultimo da acidità pulsante, con consistenti note marine-rocciose in chiusura.

Un’altra bella sfida, con vittoria finale.




martedì 7 aprile 2015

Docg Cerasuolo di Vittoria 2010 Cos




Già lo sai delle mie debolezze per le (uve) siciliane e Cos costituisce uno dei miei punti fermi, e imprescindibili, enologici.
L’assemblaggio è 60 parti di Nero d’Avola, affinato in botti di rovere, e 40 parti di Frappato, che fa cemento vetrificato, per un invecchiamento che va dai 18 ai 24 mesi.

Splendido rubino, per un naso lungamente e piacevolmente travolto da cannonate di pepe nero, che accompagneranno, costantemente, lo sviluppo sia olfattivo, che gustativo.
Questa forte presenza speziata, tuttavia, non frena la salita di altri interpreti, che si inseriscono, con armonia, e contribuiscono ad arricchire il corredo aromatico.
Molto pulito e avvertibile l’impianto fruttato – melograno, pompelmo e arancia rossa – che si fonde con violetta, origano e impetuose raffiche di mineralità marina.

L’assaggio, equilibrato e complesso, è brillantemente in riga con le prestazioni olfattive.
Il pepe nero si conferma mattatore, ancorchè, tanto i toni fruttati – una carnosa ciliegia si somma agli agrumi – quanto quelli vegetali, tengano botta. Freschezza sempre in auge, per una bevibilità a nastro, irresistibile. Di ottima persistenza, chiude lungo lasciando una bocca marina (e ricordi da iniziale maiuscola), sapida, di liquirizia e soprattutto avida di sorsi, purtroppo, estintisi invero troppo velocemente.

Tanta logorrea, per raccontarti una bevuta di lussuriosa e carnale sicilianità.


venerdì 3 aprile 2015

Aoc Champagne Blanc de Noirs Premier Cru Brut s.a. Gonet-Medeville




Nel 2000 Xavier Gonet e sua moglie, Julie Medeville, hanno messo in piedi questa piccola maison di propriétaire récoltant, la cui qualità si è rivelata subito di alto profilo, a partire proprio dai loro prodotti base. E come saprai al fastidio, è giusto qui che misuro, con il mio (discutibilissimo) metro, i risultati, di cui mi servo per capire – quantomeno ci provo - gli orientamenti e le aspirazioni del produttore.

L’azienda si trova a Bisseuil, Vallata della Marna, e coltiva, su 12 ettari, i tre vitigni classici. Nello specifico, la boccia di oggi proviene proprio da vigne di Bisseuil – 3 ha., per 30 mila bottiglie - ed è 100% Pinot Nero, niente malò, 24 mesi sur lattes, dosato 6 gr./l., praticamente un extra-brut, con sboccatura settembre 2013.

Dimostrano classe tanto il bel giallo dorato, quanto il fine perlage.
Il naso è totalmente, e inconfondibilmente, bacca nera, e sa raccontarsi con precisione. 
Frutta rossa e un continuo profluvio di fruttini rossi di bosco – arancia e limone, lampone e fragolina, ribes e mela - uniti a note di mandorla, si abbandonano su un accattivante tappeto gessoso, che col passare dei minuti si accaparra l’intera ribalta.

Al palato arriva freschissimo, verticale e sapido, confermando le simmetrie con il timbro olfattivo. L’assaggio è finemente equilibrato e dinamico, con il frutto che ben si inserisce nella trama mineral-gessosa. Da ciò scaturisce un sorso sicuro e compatto, dove l’eleganza domina, prevalendo sulla struttura, e stimola, senza soste, la beva.
Finisce - come tutte le cose buone, troppo in fretta – gessosissimo, lunghissimo e di fasciante persistenza.
Che stoffa!




mercoledì 1 aprile 2015

Fritto misto di bollicine




La scorsa settimana, all'interno del Vinitaly, si è tenuta una insolita, quanto serissima, sfida - The Judgment of Verona – tra “metodo classico dal mondo”. 
Un duello avvincente e mai successo prima: Franciacorta vs Champagne.
Smashin'. O monata?

La degustazione, rigorosamente blind, atteneva 11 flaconi – sei Fc, cinque Cmp – e il panel di giurati – ventidue - era stellare per davvero.
Per capirci, gente che beve cuvée top di gamma - beati loro - con la stessa frequenza io acqua gassata. Ergo, personaggi, della cui competenza non è assolutamente concesso dubitare, e che ti sanno riconoscere, alla cieca, la provenienza dei mc, nonché l’azienda, millesimo piuttosto che bsa, composizione dell’assemblaggio, malolattica sì/no, parcella, caratteristiche dei suoli e quant’altro.

Mi sono sorpreso, strabuzzando gli occhi, nel leggere la classifica finale.
Mi aspettavo vincessero gli italiani, a mani basse, stracciando i francesi.
Viceversa, anche se solo per un’incollatura - c’è mancato un niente che i cugini fossero scalzati dal gradino più alto – la Franciacorta non ce l’ha fatta.
Perché?
Forse perché chi ha preparato questa selezione, ha fatto un gran mischione – una sorta di brodo primordiale – tra più millesimi (2003/4/5/6), vitigni, non vintage, brut, non dosé, extra brut, etc.

Per onestà intellettuale va rimarcato, tuttavia, come il Fc secondo classificato, abbia messo in riga calibri quali: Grande Année, Dompé e Cristal. Non proprio flaconi entry-level.

Meglio chiuderla qui e glissare su questa notiziona, altrimenti se i cugini e il Comité Interprofessionnel du Vin de Champagne (l’organizzazione che rappresenta e tutela i vigneron e le Maison di Champagne) lo scoprissero, mi sa che si trasferirebbero, in massa e in pianta stabile, da noi, per produrre mc.

Nel continuare a misurarcelo e vantare, senza tregua, la nostra minkia tanta, altro non facciamo che riconoscere, e ammettere, il nostro perenne complesso di inferiorità.
Tanto il gap non verrà mai colmato.

Adesso mi apro un metodo Martinotti – non Charmat, perché sono nazionalista, non enosnob, bensì realista – e pick up su un vecchio, ma stupendo e sempre pumpin', 33 giri, dei Black Merda: The Psych Funk of Black Merda.
Prosit!