Il Gamay non ha mai esercitato su di me
particolare appeal, semmai il
contrario. Tuttavia, di quando in quando, non disdegno testarlo, non si sa mai.
Di questo produttore, ho dei bei ricordi dei suoi Fleurie, con il 2014, condiviso
con amici, proprio alcune settimane fa, ottimo e dalla beva priva di ritegno.
Ti dico subito che questo beaujò, nella declinazione Métras, che
non conoscevo, non mi è piaciuto granchè. Stile simile a quello di Foillard,
Burgaud e Lapierre, ma questi hanno un altro passo; in particolare quello di Marcel
Lapierre, altra galassia.
Non molto loquace, già dal naso, penalizzato
da una leggera volatile e, soprattutto, da una riduzione abbastanza severa, la
quale, ostacola fortemente l’espressività del frutto rosso – fragola, lampone e
ciliegia – e schiaccia tutto l’andamento olfattivo, spuntando anche quel tot di
mineralità in fieri.
Nonostante un attacco fresco, in bocca
mantiene fede, per grandi linee, alla sua impostazione olfattiva, con il greve fardello
riduttivo, di cui si libererà, ahimè, solo in finale di boccia. Ergo, tutto con il
silenziatore – a marcia ridotta – dal
frutto ai tannini, dalla bevibilità alla lunghezza e, per soprammercato, anche un’acidità
di asprezza fuori scala.
Mi piacciono i cd vins nature, compresi quelli di Yvon, allorquando non presentano imperfezioni
e/o difetti. Purtroppo, non dispongo di altra bottiglia per la controprova,
anche se, già sai che sovente una non fa testo, così come una rondine
non fa primavera, anche se il (la?) volatile…