Sottotitolo: evoluzione, questa sconosciuta.
Quando alcune settimane fa scrissi della 728,
terminavo con una considerazione sui tempi di sboccatura e sul fatto che non
fosse il caso, giustamente, di attendere lustri prima di aprire un bsa, pena azzardi elevati.
Sarà fortuna, con la C maiuscola, tuttavia ecco
immediata la smentita.
Questa cuvée
è relativa alla vendemmia 2001 per il 58% - essere ricorsi al 42%
di vini di riserva illustra, con efficacia e più di tanti bla bla, il millesimo
- con i tre vitigni classici, sostanzialmente in parti uguali - 34 Chardonnay,
34 Pinot Nero e 32 Pinot Meunier – dosaggio da extra brut (5 gr/l) e dégorgement nel secondo trimestre 2005 –
comunque 9 anni emmezzo, mica cotiche.
Apro con un’ora di anticipo e resto letteralmente
stonato da un naso freschissimo, che parla come nove fossero mesi, non anni, di
sboccatura. All’inizio sensazioni freschissime, irrequiete e avvolgenti di cipria
e lavanda, lavanda e cipria e null’altro. Più tardi molto gesso, pompelmo e
cedro, zero note ossidative, niente miele e tutto il bagaglio di aromi confit.
All’assaggio la sua freschezza è ancora più
nervosa, impaziente, ma di effervescenza affettuosa e carezzevole. La bocca non
si schioda da quanto intercettato al naso: sempre cipria e lavanda, in grande rilievo,
con l’aspetto agrumato sì presente, ma defilato. Impressiona la formidabile
tensione acida che “obbliga”, senza soluzione di continuità, un sorso via
l’altro.
Lentamente, lavanda e cipria cedono campo, a totale
beneficio di uno spaccato gessoso, al cui interno si fondono, magicamente, eleganti
e copiosi spunti di liquirizia.
Lunghissime, profonde, interminabili
emozioni.
La 729 la ricorderò così: cipria, lavanda,
gesso e liquirizia. Ça suffit.
La progressione numerica continua, vedremo
come andrà con la 730.