Esposizione sud-sud est, per questo lieux dit di argilla e marne grigie, che
si trova à côté della Borgogna. Ergo, Pinot Nero che va a comandare, in
un piccolo e giovane domaine –
visitato tre anni fa - che applica i principi della biodinamica, vinifica
separatamente ogni singola parcella, con tutti i suoi vini privi di liqueur de dosage.
100% Pinot Noir, barrique e demi muids,
malolattica svolta, una ventina di mesi sur
lattes, sboccato da oltre 3 anni.
Naso molto fresco e delicato, che si articola
su sfumature di rosa e di più marcate sensazioni fruttate, grazie ai toni scuri
della bacca nera - lampone, fragolina e arancia rossa – con appena un accenno
di mineralità.
Al palato, freschezza e vinosità, ma pure ispida
effervescenza, con l’alta tensione dello zero dosaggio che allontana, seppur parzialmente,
le buone premesse olfattive.
Il risultato è una bocca secca, più avvitata che
affilata. Tanta droiture,
a discapito di una cremosità e piacevolezza di beva, messe alle corde, per un
epilogo breve e citrino, con taglienti increspature.
Chiudo, richiamando un paio di concetti, dal
solito refrain, già espressi e approfonditi
più volte.
In
primis,
spesso e volentieri, qualche grammo di zucchero servirebbe – non è belzebù -
soprattutto quelle volte in cui lo zero dosaggio si rivela semplice esercizio
di stile, fine a se stesso, finendo per compromettere l’equilibrio.
In secondo luogo, altrettanto spesso e
volentieri, si scrive Champagne, ma si beve,
climaticamente e pedologicamente, Borgogna (con le bolle). Infatti, nel calice
si avverte, eccome, la dimensione ruvida
e graffiante della Côte des Bars e, in particolare, della bacca nera, la quale, smarrisce
quella classica eleganza che ritrovo a nord, tanto nella Vallata della Marna,
quanto nella Montagna di Reims.