Conosco abbastanza il Chianti di Giovanna Morganti
e, memore di passate esperienze, ho appreso come trattarlo e, soprattutto, so
che va atteso, un po’ come una donna cui ci tieni, ma che sulle prime dimostra
ritrosia, magari associata a massicce dosi di antipatia. Ma non la vuoi
perdere, nonostante la scontrosità iniziale che, trova esatta rispondenza alla
voce “riduzione”, trattando di vino.
Proprio così, i suoi vini vanno attesi e
cullati, caraffati lentamente o rimandati al giorno dopo. Così è stato anche
stavolta: ridotto a nastro, la sera; ritappato, per trovarlo liberato e smagliante
24 ore dopo.
Il “chi ha tempo non aspetti tempo”, qui non
funziona.
Sono a conoscenza di troppe bottiglie di Giovanna
liquidate frettolosamente e, altrettanto frettolosamente, stroncate.
Quando te lo puoi permettere, cosa saranno
mai 24 ore? Nulla, a fronte di un intatto godimento liquido, seppur differito.
Da Castelnuovo Berardenga, Sangiovese in gran
prevalenza, con piccole quote di Mammolo, Foglia Tonda e Colorino, per un
naso di ciliegia, mirtillo e arancia rossa, rosa graziosa, cenni
balsamici, cuoio e sottobosco terroso, di mineralità pietrosa a mitraglia.
Eppure, il meglio lo riserva in bocca,
sfoggiando grande materia, davvero bilanciata in tutte le sue parti. Il concetto, meglio non lo può spiegare, il più volte
richiamato, ma mai abusato, lemma: equilibrio.
Brillante
acidità e carnosità di frutto, finezza tannica e inflessibilità nel governo
alcolico, tutti elementi che fissano sorsi di profondità e pieno appagamento.
Lunghezza e persistenza significative, con ritorni di eucalipto, tabacco e intensa
timbrica minerale.
Tutto il carattere della “mamma”, da uno dei
migliori Chianti Classico, imho.
Nessun commento:
Posta un commento