I vini del marchese Raymond de Villeneuve vanno
sempre dritti al cuore, pur quando si tratta di questi “gran mischioni”, i cui cugini
d’Oltralpe sanno caparbiamente combinare. Tuttavia, mischione potrebbe
risultare un filo irriverente, ergo, nella fattispecie, dati gli effetti, suona
meglio “gran mosaico” di vitigni.
Da suoli argillo-calcarei, a forte carica di
silice, una super cuvée - prende il
nome dagli alberi di gelso che circondano le viti - che annovera ben cinque varietà,
con Grenache Noir e Carignan dominanti, mentre Cabernet Sauvignon, Cinsault e Syrah rientrano con
percentuali variabili, solitamente al di sotto del dieci percento.
Violaceo brillante, luccicante, di vivace e
sfaccettato bouquet. Frutta rossa e
nera in netta evidenza – mora e mirtillo, ciliegia e cassis – cui seguono
spruzzi di timo e alloro, nonchè accurati effluvi marini.
Bocca slanciata e succosa, aromi che via via
si intensificano, il frutto che diventa carnoso e si trasforma in confettura –
lampone, fragola e ciliegia nera – mentre sfumature di pasta di olive e macchia
mediterranea, segnatamente garrigue,
arricchiscono lo spettro aromatico, ben integrato quanto a grana tannica.
Autentico piacere liquido, dal finale lungo
e salivante, senza mai accorgermi dei 14.5°.
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