Il Ciampolo, come lo chiamano a casa Manetti é il vino da bere
giovane – anche con qualche annetto sulla gobba non guasta, anzi - senza star
lì a porsi troppi interrogativi.
L’assemblaggio é composto in gran parte da Sangioveto – 90
percento – con Canaiolo e Colorino che saldano nella misura del cinque percento
a cranio. Effettua la fermentazione in vasche di cemento per
25 giorni, cui seguono dodici mesi in botti di rovere di Slavonia e si affina
per altri sei in bottiglia.
Si presenta di un bel rosso rubino molto trasparente. Il naso,
molto tipico e varietale, regala fiori –
viola soprattutto - e frutta – ciliegia e ribes. Non solo, ché sono avvertibili
anche note erbacee e minerali.
Questa bella e sincera espressione olfattiva trova piena conferma
al palato. Ancora molto giocato sul frutto, ma non vinoso, ritrovo in bella
pulizia i fiori, i fruttini rossi, la salvia. Il sorso é fresco e scattante con
una piacevole acidità. Proprio questa freschezza genera grandissima bevibilità
– per inciso da tracannare a secchi. Chiude con una scia balsamica e buona
persistenza. C’é equilibrio ed armonia in questo calice, due tratti non sempre
così scontati anche in bottiglie ben più costose.
Quando il cosiddetto vino “base” é di questi livelli, comprendi
facilmente dove ti portano gli altri vini di Martino – Montevertine e Pergole
Torte – e cogli quale significato attribuisca questa azienda alla Qualità,
senza scorciatoie, fin dal vino di ingresso. E non dimentichiamoci mai che: ”…sono
i vini base a dare il polso di un’azienda” (cit.).
Un piccolo grande vino
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