venerdì 22 febbraio 2013

Aoc Champagne Cuvée n° 734 Brut s.a. Jacquesson







Una delle più antiche maison di champagne, dal 1954 in mano alla famiglia Clicquet. Barra dritta sulla qualità, senza scorciatoie e ruffiani compromessi, è questa la filosofia dei fratelli Laurent e Jean-Hervé. Numeri contenuti – circa 350.000 bottiglie prodotte – se rapportati ai tantissimi zeri di queste lande. Uve provenienti solo da villaggi classificati Grand e Premier Cru. Qui non si pratica filtrazione, né chiarifica.
Jacquesson, chevvelodicoaffare!

Già l’eleganza dell’etichetta ti lascia presagire cosa ti aspetta. Ruoti il flacone e la contro etichetta è riccamente prodiga di nuove sul contenuto. Si inizia con il millesimo della raccolta maggiormente rappresentato – nel caso della 734 il duemilasei per il settantatre percento -, saldato dalla percentuale dei vini di riserva, seguito dalla composizione della cuvée – 54 parti di Chardonnay, 26 di Pinot Meunier e 20 di Pinot Noir. Chiude con l’indicazione del dosaggio (tregrammipuntocinque/litro) ed il trimestre e l’anno del dégorgement (primo trimestre 2010). Est-ce que on peut profiter? Calma, quasi.

La cromia è dorata e brillante, quasi accecante, solcata da effervescenza fine e incessante. Con l’ossigenazione, gli iniziali cenni melliti cedono il passo a sensazioni agrumate che strizzano già l’occhio al candito, di cedro, arancia, lime e pompelmo. Poco a poco si fa largo l’incedere dello zenzero unito alla mela ed alla pera. Una concentrata mineralità completa questo raffinato ventaglio olfattivo.

Queste premesse non possono che preludere, per naturale conseguenza, ad una bocca elegante, di razza. Il palato è cremoso, sensuale ed avvolgente, ma ancora tagliente. Il sorso è pieno, di freschezza esemplare, sostenuta da struttura adeguata. Foggia gustativa tesa e precisamente coerente. Nitida e accattivante l’impronta della gessosa mineralità, la craie. Chiusura sapida, di lunga persistenza, con una carbonica da manuale.

Bottiglia di grande fascino, ampia e verticale, dotata di equilibrio indiscutibile fino all’ultimo sorso. Soprattutto se si considerano i tre anni dalla sboccatura che costituiscono un fardello impegnativo per un b.s.a. – se non hai stoffa da vendere dopo tutto questo tempo esci con le ossa rotte. Confesso che l’attesa si è rivelata lunga anche per me, tuttavia ne è valsa la pena.

Un porto sicuro, magari per le volte in cui volete vincere facile, ma anche no.

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