mercoledì 13 febbraio 2013

A Viassa @ Dolceacqua






 "A Viassa", in dialetto la viaccia, la stradaccia. E per estensione, in senso dispregiativo il nuovo che avanza(va) in contrapposizione all'antico, al classico di là della strada, ai carrugi composti, immobili e geometrici.

Già in tanti si sono esercitati su questo desco - bloggers, guide, opinioni di internauti et cetera. Da ultimo, in ordine cronologico, lascio anche io la mia impronta.




Varchi la soglia ed un ambiente luminoso e curato ti attende. Ti accoglie con gentilezza, non affettata, Claudio il titolare. Subito sei piacevolmente colpito dalla cucina a vista dove il giovane Chef Aimone Cassini, con la sua brigata, esercita l'ars.




Ti siedi e la prima cosa che vedi ti mette bene: è l'olio nuovo di Nino Perrino. Possiamo iniziare.



Entratina: sfoglia ripiena di verdure



Polpo gratinato con lardo su crema di patate



Acciughe ripiene di spinaci con tapenade di olive e misticanze



Brandacujun



Doc Trento Maso Martis Brut Riserva n.v. sboccatura 2011

Questa boccia è l'unica nota fuori scala, ovviamente nulla da ascrivere al ristò. Si tratta di un assemblaggio di 30 parti di Chardonnay - con sosta in barriques per otto mesi - e 70 parti di Pinot nero - solo acciaio - cui segue una permanenza sui lieviti che si protrae per un periodo variabile tra 52 e 60 mesi. Purtroppo una fastidiosa quanto coprente presenza legnosa non ha consentito di apprezzare questa bollicina e soprattutto non ha conferito quel quid in più ai piatti, meritevoli, dello Chef.
 

Tagliolini di farina integrale con triglie e carciofi






Pescato del giorno: leccia con carciofi e patate




Semifreddo di nocciola e salsa moka





Tortino morbido al cioccolato e ricotta all’arancia candita


La buona impressione avuta fin dall'ingresso si è vieppiù confermata con il procedere del convivio. Buona qualità delle materie prime, con mano leggera ma sicura del cuoco. La carta dei vini, varia e ben distribuita, presenta ricarichi corretti. In sala servizio preciso e informale arrotondato da quel tocco di sana simpatia veramente apprezzato.

Dice, "... ma i prezzi?". Due le possibilità: la prima consiste nello scegliere dalla carta; la seconda è un menù con conto finale, naturalmente escludendo le bevande, che si traduce in trentadue monete da un euro. Questa opzione, cui è andata la nostra preferenza, consente di scegliere all'interno della carta, peraltro generosa, due antipasti, primo, secondo e dolce. Noi abbiamo privilegiato preparazioni a base di pesce, ma sono contemplati altrettanti piatti dell'entroterra.

Dunque anche l'equazione prezzo-felicità è ampiamente soddisfatta. Tuttavia voi non andateci perchè il conto è invitante - cinque portate da uscire satolli -, sceglietelo per la qualità. Quando vi alzerete, sarà il prezzo lieve ad accrescere la vostra soddisfazione e magari anche l'autostima.






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