Si
veste d’oro, debole, con lampi verdi.
Bollicina
abbastanza fine, regolare e persistente.
Il
primo impatto con le narici è que Mesnil,
la craie pura di Mesnil. Quella, per
capirci, che quando scorrazzi per vigneti ti abbaglia e sa sedurti. Gesso,
gesso e ancora gesso. Dopo sale anche il resto, dai fiori bianchi (pochi) agli
agrumi e alla frutta – lime e mandarino, pesca e mela – dagli aromi di
panificazione a squisiti cenni di mandorla. Tutto, sia chiaro, sotto l’attenta
regia della mineralità, che distribuisce pesi e misure.
In
bocca? Avete presente un pattino che sfregia il ghiaccio? Centrato. Dritto e aitante,
con una vivace spinta acida. La mineralità gessosa occupa e "perseguita” il palato, placando l’emergere del frutto.
E’ lo stile affilato – la droiture - di questa Maison, che può piacere, ma anche no.
A me garba una cifra.
E’ lo stile affilato – la droiture - di questa Maison, che può piacere, ma anche no.
A me garba una cifra.
Chiude
fresco e iodato, perdendo qualcosa in lunghezza e persistenza, risultando le due, per
la verità, un po’ sbrigative e sbarazzine.
Provatelo
con le ostriche.
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