Mi piacerebbe intuire, captare, fiutare, cosa
staranno pensando i miei lettori, qui e ora, dopo aver letto il titolo della
bottiglia di oggi.
Azzardo: dal più educato sorrisino al dito medio
levato, magari con un bel campionario di contumelie.
Pas de
soucis. ¡Faltaría más!
Però c’è un però. Prima provare - meglio
ancora a flacone coperto - poi parlare.
Detto, fatto e queste sono le mie,
sindacabilissime, impressioni.
La Vedova in rosa – rosé d’assemblage - accoglie, all’incirca, Pinot Nero per la metà,
completata da un 30 di Chardonnay e il resto Pinot Meunier.
Ehm…, rosa salmone brillante, con mousse esuberante e sottile perlage.
Il naso è un cesto, molto ordinato, di
frutti(ni) rossi, anche selvaggi – ciliegia, lampone, fragola, ribes, arancia
rossa – assistito da una bella espressione floreale – rosa in primis – e una buona fusione tra mineralità e speziatura.
Effervescenza cremosa e splendida freschezza vinosa,
avvolgono una bocca di mirabile equilibrio. Un frutto croccante e sanguigno conferma
la vivacità e l'elegante struttura – vince la sobrietà sulla potenza – temprate da spigliata acidità e agile integrazione tra vino e carbonica.
Passa il tempo e cresce la complessità
del sorso, che riserva praterie a un’autorevole trama speziata fatta di cannella
e noce moscata.
Chiude persistente su raffinati ritorni
speziati, intrisi di sapide ventate minerali.
Mettete da parte, per una volta, i
preconcetti, non snobbatelo e non bevetelo troppo distrattamente. Potrebbe sorprendervi.
Avec saumon
sauvage fumé.
Eh, si quanti preconcetti davanti a questa, come ad altre etichette definite da tempo "industriali".
RispondiEliminaSe ci provassi dalle parti degli armadilli provocherei una rivolta anche dei porcospini e delle istrici del vino naturale ;-)
Eh si Guardiano hai ragionissima. Servite blind più di uno si ricrederebbe anke qualche talebano duro e puro del Bio qualcosa
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