Non resisto a lungo, lo so, e gira che ti
rigira, le sue bottiglie – bianco o rosso, non fa differenza – presenziano sovente
la mia tavola, ancorchè, non così spesso, ne scriva.
Il millesimo di oggi – già con qualche
venerdì sulla gobba – ribadisce, tanto per, che le oltre 50 vendemmie non sono
passate invano per il Nino. Siamo noi fruitori che, a volte, non prestiamo le
necessarie attenzioni prima – occhio all’avverbio – di goderne.
L’esperienza mi ha insegnato che i suoi
bianchi, ancor più dei rossi, vanno trattati con riguardo, molto, e, tra
l’apertura della boccia e il consumo, ci vogliono e tempo, meglio se trascorso
in caraffa, e temperatura quasi da rosso. Fidatevi di un vino quando non teme
il caldo. Non rispettare queste semplici consegne, significa, viceversa, andare
incontro a delusioni e sentenziare conclusioni affrettate e stroncanti.
Nel calice risplende di giallo dorato, con un
naso immediatamente colonizzato da intense ondate marine e saline. Si sente il
fiato, a lunga gittata, del mare.
E’ un cocktail di macchia mediterranea e
iodio, di resina e zafferano, che si completa, all’ultimo, con scaglie di cedro
candito.
Anche in bocca ritrovo il corredo marino, con
tutto il suo mobilio. Acidità vibrante e bicchiere che col passare del tempo
spicca il volo verso una complessità non così scontata in un bianco.
Sorso secchissimo, largo e assai persistente,
con notevoli rimandi di iodio, resina e marosi di mineralità salata.
Il legame col territorio, sano e leale, che hanno i vini di Nino. Sempre.
Proprio Sabato, passando da Dolceacqua, ho sentito il respiro del mare, sarà stata un'onda lunga o eri tu col cavatappi...bel post DJ
RispondiEliminaCiao
M 50&50
Io ce l'ho lungo...il cavatappi
EliminaID
Roba di nicchia ...
RispondiEliminaVerissimo e privilegio di pochi.
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