Torno a bere e
raccontare un 2004. Lo faccio perchè, testardo me, non mi convinsero i verdetti
espressi, all’epoca, dai guru delle bollicine, i quali, accecati da troppa
mortadella sugli occhi, dovuta al millesimo 2002, stimarono l’annata 2004, chi
modesta, chi insignificante, con più di uno che, addirittura, stroncò. Salvo poi
rivalutarla. Ora.
Non mi persuasero,
giacchè come scrissi, in altra occasione, i dati analitici erano tutt’altro che
disprezzabili (stessa sorte, ora, per la ’98). Nondimeno, fortunatamente, quanto
si trova nel calice, per quanto riguarda le mie modestissime bevute, sconferma, le cupe previsioni degli
espertoni.
Monsieur Michel se ne sta in
pensione, seduto sulla sua sedia a dondolo. Così lo conobbi, alcuni anni fa, durante
una mia scorribanda in Champagne. Ora ci sono la figlia ed il genero che si
prendono cura, con tanta passione, dei vigneti, situati a Vertus e Le Mesnil
sur Oger.
Sette anni sui lieviti e il calice sembra
contenga oro liquido.
Tanto il naso, quanto la bocca, sono, in primis, un monolite di gesso. Poi arrivano
altre belle cose, in (con)vincente assonanza olfatto-palato. Si va di fiori
bianchi, anche maturi (camomilla), nocciola, crema pasticcera, cedro e albicocca
confit.
Sorso affilato e mai
tagliente, ricco, cremoso e privo di finzioni.
Finale sapido e molto lungo, tutto gesso e
caffè in grani.
Già sai che ai piccoli rm manca, sovente, più di un tot
(qui fin dall’etichetta), rispetto ai flaconi delle grandi maison.
Sempre più certezze da questo millesimo. Marescialla,
s’il te plaît.
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