Già lo sai delle mie debolezze per le (uve) siciliane
e Cos costituisce uno dei miei punti fermi, e imprescindibili, enologici.
L’assemblaggio è 60 parti di Nero d’Avola, affinato in botti di rovere, e 40 parti di Frappato, che fa cemento
vetrificato, per un invecchiamento che va dai 18 ai 24 mesi.
Splendido rubino, per un naso lungamente e
piacevolmente travolto da cannonate di pepe nero, che accompagneranno, costantemente, lo sviluppo sia olfattivo,
che gustativo.
Questa forte presenza speziata, tuttavia, non frena la salita di
altri interpreti, che si inseriscono, con armonia, e contribuiscono ad
arricchire il corredo aromatico.
Molto pulito e avvertibile l’impianto fruttato
– melograno, pompelmo e arancia rossa – che si fonde con violetta, origano e impetuose
raffiche di mineralità marina.
L’assaggio, equilibrato e complesso, è
brillantemente in riga con le prestazioni olfattive.
Il pepe nero si conferma
mattatore, ancorchè, tanto i toni fruttati – una carnosa ciliegia si somma agli agrumi – quanto quelli vegetali, tengano botta. Freschezza sempre in
auge, per una bevibilità a nastro, irresistibile. Di ottima persistenza, chiude
lungo lasciando una bocca marina (e ricordi da iniziale maiuscola), sapida, di
liquirizia e soprattutto avida di sorsi, purtroppo, estintisi invero troppo
velocemente.
Tanta logorrea, per raccontarti una bevuta di
lussuriosa e carnale sicilianità.
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