Francis Egly non lo scopro certo io, mancherebbe.
E’ un vigneron che rientra, a
pienissimo titolo, nel novero di coloro che sono considerati tra migliori
interpreti dello Champagne, in particolar modo del Pinot Nero, in una zona,
Ambonnay, dove la bacca nera (ma anche lo Chardonnay), dona risultati qualitativamente
eccezionali.
Con il Brut Tradition - l’espressione dello
stile della casa - si entra nel mondo effervescente di Francis. Si tratta di un
blend di 70 Pinot Nero e 30
Chardonnay, di cui ben 50% vini di riserva, che sosta cinquanta mesi sui
lieviti indigeni, con lenta chiarifica, senza filtraggio né collatura. Il mio
flacone è stato sboccato a settembre 2013.
Il calice è oro brillante, di fine e fitto perlage.
E’ tanta l’elegante complessità che traspare
fin dal naso. In primis è la mineralità
a sedurre, una mineralità gessosa, che rinvia ai fondali marini, all’ostrica.
In seguito note agrumate – arancia e pompelmo - balzano decise, mescolandosi a
mela, pera e agli aromi dei fruttini rossi. Ricco è pure il bagaglio vegetale,
con la salvia e il timo che si uniscono a cenni speziati e a un sottile tocco
di vaniglia.
Anche la bocca sfoggia ricchezza e dinamica intensità.
Molto in rilevo la parte agrumata, che assume anche qualche virata confit, cui si intercalano resistenti note
di pasticceria e spezie. La maturità del sorso raggiunge e mantiene il suo
equilibrio, in virtù di un eccellente livello di freschezza, il quale torna
utile anche nel contenere e demarcare l’importante struttura pinotnoiresca. L’assaggio, solido e
persistente, si raffina e si completa grazie a profondi e salini solchi gessosi,
con richiami di liquirizia.
Il marchio terroiristico di Francis.
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