Come si evince dal bollino, è l’edizione che
celebra il centotrentennale della nascita di questa cuvée (1882), la quale impiega
le migliori uve Chardonnay, provenienti dal villaggio Grand Cru di Cramant,
Costa dei Bianchi.
Si tratta di un millesimato, non dichiarato
in etichetta, il cui già delicato perlage,
è accentuato da una pressione volutamente inferiore - 4,5 bar, anziché i 6
abituali – e chiamato, in gergo, demi-mousse.
La mia boccia – al momento, splendida ultima,
di tante e tutte ottime – è annata 2011, prise
de mousse marzo 2012, dosata a 6 grammi, con dégorgement giusto 5 anni fa.
Ulteriori cinque anni di vetro, mi offrono un
liquido spumeggiante e dai bagliori verdi, di ostinata e sottilissima effervescenza.
Bouquet di classe cristallina
e freschezza scintillante, che alterna eleganti fiori bianchi a bergamotto e cedro, crema pasticcera a burro, tostature a mandorla e spezie.
E’, tuttavia, la
cifra gessosa, ça va sans dire, pur nella sua delicatezza, il timbro più
qualificante e che marchia a fuoco l’olfattiva.
Mineralità marina che si ripropone e si
appropria, in modo raffinato, di una bocca, piacevolmente rotonda e di lieve
sapidità, nonchè simmetricamente lineare con le traiettorie olfattive. Dinamici, i
rimandi agrumati e di frutta esotica, in un quadro di cremosa acidità, garbata
e pesatissima.
Chiude alla grande, con intensificata persistenza,
su pregevoli allunghi salmastri e sfumature di torrone e zucchero filato.
Sempre più assuefatto alla luminosità del terroir di Cramant e alla sua grassa eleganza.
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