lunedì 21 marzo 2016

Fattoria Poggio di Sotto Rosso di Montalcino 2005




Quando ho veramente foia di Toscana enologica, penso al Brunello, e me ne apro uno, ovvio, oppure mi apro un…Rosso di Montalcino di questa azienda. Il costo, va senza dire, è da Brunello ma, parimenti, anche la qualità tiene botta.

Di questo RdM 2005 ne avevo una più che discreta scorta, comprata all’uscita, ad un prezzo ragionevole. Ne avevo, ne ebbi, giacchè, purtroppo, questa è la dernière.
L’ultima di tante, tutte sempre al top, tutte sempre di quella classica eleganza che marca e smarca Poggio di Sotto.

Profumi raffinati di mora e marasca che si fondono, armoniosamente, con nuances di rosa, violetta e sottobosco. Sensazioni ferrose ed ematiche che si amalgamano precisamente, senza sbavature, con una silhouette minerale e speziata inappuntabile.

Un allestimento di gran classe, che fa il paio, quadrando il cerchio, con un palato di instancabile rigore. Granitica struttura, calore e tannini puntuali, equilibrati da gran freschezza, per sorsi davvero integri e di intensa persistenza, con richiami di ruggine e “taglio fino trinciato Forte”.

Un RdM Brunelloso (cit. GdF). Lo sapevo sarebbero state poche.


martedì 15 marzo 2016

L'Imbuto | Lucca




Palazzo Boccella, all’interno del Lucca Center of Contemporary Art
Arte contemporanea e Cucina creativa
 Chef Cristiano Tomei



Ci si accomoda nell’androne, o nelle varie salette del museo, tra le opere in mostra.



Da una buona ed estesa carta dei vini, opto per questo ottimo Albariño 2014 - il cui produttore ho conosciuto, alcuni mesi fa, nel corso di una degustazione - giacchè i ricarichi sulle effervescenze nobili sono consistenti.
Attacca con ginestra e foglia verde di pomodoro, ananas, melone e albicocca, iodato, di fresca acidità e buona persistenza.
  


Pizza di sparnocchi (mazzancolle) battuti a coltello,
polvere di lievito, elicrisio e origano
Un felice inizio



Grano arso...



...spuma al nero, seppia marinata in acqua e sale, cervella fritta
Che c'azzecca la frattaglia?



Riso (no tostatura, no mantecatura) ragù e ricci di mare
Si ritorna in sella




Ravioli di olio extravergine e parmigiano, tentacoli di polipo, polvere di cavolo nero
Piatto profumatissimo e sfoglia splendida
 Stucchevole dopo il secondo raviolo



Sfilacci di manzo, chips di bucce di patate,  su rovente corteccia di pino marittimo
Esclusivamente con le mani, da succhiarsi le dita
Signature dish


Tris di dolci


Torta al cioccolato bianco e olive nere, accompagnato dalla loro "fiesta"



Crema catalana al tabacco da pipa



Gelato di latte e menta, insalata di ravanello, polvere di cioccolato

Tris di squisitezze


Mano di Chef estroso, da provare, e riprovare, con qualche abbinamento che mi ha lasciato un palato poco equilibrato ed armonico.
Servizio puntuale e gentilezze mai affettate.

Ci ritornerò e, nel frattempo, te lo suggerisco.




venerdì 11 marzo 2016

Tarlant Champagne Prestige 2000




Un’ottima bevuta, da vigne di quasi 50 anni, solo tremila bottiglie, assemblate con 90 Chardonnay e 10 Pinot Noir, niente malolattica – un must per i Tarlant - sur lattes da maggio 2001 a dicembre 2011 (mica cotiche), con dosaggio da extra-brut (5 gr./lt.).
Poco meno di sedici anni, molto ben portati, visto l’esito nel bicchiere, già in spolvero alla vista: oro affascinante e perlage sottilissimo.

Eleganza, freschezza e gran tiro nei profumi, partendo da una forte impronta di gesso, mista a crema pasticcera, pesca confit e toni agrumati – mandarino e cedro – con una bella traccia di salvia e pasta di mandorla.
Naso didascalico, per come sa muoversi lungo il contrasto tra maturità e freschezza.

Gran passo anche nell’assaggio, dove ritrovo sincronie e corrispondenze esemplari.
Vino davvero vivo, di drittezza mai belluina e fine a se stessa, con l’ossatura gessosa sempre piacevolmente in risalto, ben inserita all’interno di uno schema, sì strutturato, da chardonnay maturo, ma di raffinato equilibrio, dove non viene mai meno l’eleganza.

Il finale, di persistenza significativa, rinvia alla rocciosità marina e iodata, con lievi venature mellite, di agrumi caramellati e crema di nocciola.

In beva certamente adesso ma, vista la formidabile spina acida, anche no.


mercoledì 9 marzo 2016

Terre di Toscana 2016 | Gli assaggi




Dal classico appuntamento di Lido di Camaiore, alcuni sorsi che, presi con beneficio di inventario, hanno destato la mia attenzione.
Focus puntato, principalmente, sull’annata 2013, per quanto attiene il Rosso di Montalcino, mentre per il Brunello, si tratta della 2011 e della riserva 2010.
Una 2011 che, non risultando così omogenea e piuttosto a macchia di leopardo, è molto figlia dell’esposizione, dell'altitudine e del savoir faire del produttore, "il manico”.

Warm-up con qualche Chianti Classico.



 Agrumi e pepe, bocca agile, ma di struttura



Tabacco, cuoio, minerale, tannino vellutato





Menta, marasca, floreale, gran freschezza





Syrah in purezza, con bocca in assestamento




Naso petaloso, balsamicità, già soddisfazione nel calice





Gran ritmo, sempre una garanzia, fin dalla tenera età




Due annate assai diverse, ma stessa eleganza: pronta la '05, da attendere la '08








Frutto croccante, tannino fitto, ancora molto chiuso





Sapido, deciso, pronto alla beva





Mela rossa, humus e liquirizia, dal tannino asciugante



Due perle


Naso e bocca: freschezza e precisione





Nel Madonna delle Grazie bocca solenne, ricami e profondità




Bocca fine e di sostanza, tannino succulento





Tanta freschezza in queste Vecchie Vigne, bocca esplosiva e materica





Naso balsamico, bocca potente e gran progressione





Tensione speziata e sapida, in fieri



Seguo questa azienda da mo' e Gianni è da anni nell'Olimpo



Intensità balsamica e mineralità come pochi...




... con il capolavoro dal cru Montosoli, a proposito di terroir: bomba!





Un Rosso che pare un Brunello, un Brunello che pare una riserva...





 ...e la riserva, dinamicissima e magnifica, già resident nella mia cantina






Due gemme, in chiusura, da un'azienda di primissimo piano




Sempre difficile selezionare da oltre 600 etichette, consapevole più che mai che moltissime cose sfuggono e il tannino, soprattutto, già dopo pochi sorsi, morde, bastona e non perdona.
Ribadisco, come  siano questi, semplici assaggi e di non essere in grado di fare l'indovino o altri magheggi, circa la proiezione nel tempo, delle bottiglie prese in considerazione, pratiche che lascio volentieri ai fenomeni da baraccone che dispongono della palla di vetro.

Concludo, sottolineando come la macchina organizzativa - Acquabuona e Una Hotel - sia ormai rodatissima, allenata alle alte prestazioni e già proiettata verso l'edizione del decennale.