Il
nome della maison deriva proprio dal
nome di due – Vouette e Sorbée – delle sei parcelle che Bertrand Gautherot
conduce in regime biologico e, dal 1998, biodinamico. Dunque niente
filtrazioni, nè collage, uso di lieviti indigeni e ricorso alla solforosa solo
nella vinificazione. Tutto ciò costituisce già una bella carte de visite. Siamo nella Côte
des Bar, regno quasi incontrastato del Pinot Noir. Qui il suolo é
kimmeridgiano, e per associazione d’idee viene da pensare più a Chablis che non
alla Champagne.
La
boccia di cui scrivo oggi é Pinot Nero in purezza - Blanc de Noir - ed é stata sboccata il 21 ottobre 2011. Il vestito é oro luminoso e la spuma é generosa con la catenella delle bulles fine e continua.
Il
quadro olfattivo risulta ampio, sfaccettato, con rimandi ai frutti rossi ed una
mineralità che, fin da subito é tanto impressionante quanto monopolizzante. Vi
scorgo ancora note burrose e speziate con punteggiature salmastre.
L’impatto
in bocca é tagliente – una rasoiata – e caratterizzato da mineralità gessosa,
avvolgente e penetrante, che non dà tregua. Il sorso si rivela cremoso, sapido
e dotato di freschezza invidiabile. Acidità a nastro. Il respiro lo esalta e
imprime ulteriore spinta ad un palato già verticale. Qui c’è tutta la ruvida
potenza del Pinot Noir dell’Aube.
Bevuta
appagante con quella sapidità e droiture
che (mi) conquistano. Come fai a non innamorarti di questo liquido? Come fai a
non restargli fidèle?. Peccato per la
sua non facile reperibilità, anche in Francia, dato che la produzione si
attesta intorno ai diecimila flaconi. Cifre davvero lillipuziane rispetto alle
milionate che si è soliti rimarcare quando si tratta di Champagne.
Nessun commento:
Posta un commento