Sono 13 gli ettari che Vincent Couche coltiva,
dal 2008 in biodinamica, nella Côte des Bar, per una produzione annua di circa
80 mila flaconi.
Questo è rosé
d’assemblage, composto da 80 Pinot Noir, da vigneti in Buxeuil – suolo kimmeridgiano,
argilla e marna - e 20 Chardonnay, da Montgueux – suolo gessoso, l’unico della Côte
des Bar - forse il terroir più
interessante di tutto l’Aube, dove la bacca bianca trova il suo perché, dando
risultati davvero apprezzabili.
Di un bel rosa vivace e di perlage non proprio finissimo, offre al
naso dei sottili toni vegetali che si affiancano a note scure di ciliegia e fragola, fico e melograno, con un profilo speziato che lusinga le narici.
All’assaggio è fresco, potente e deciso, nondimeno,
in virtù di una incisiva acidità, sa coniugare struttura ad agilità, trovando,
in tal modo, il suo giusto bilanciamento. La bocca è ampia e vinosa, con gli
aspetti fruttati – ciliegia e lampone, mirto e fragola – che dominano e si
impongono su quelli speziati.
Chiude con grande freschezza, di media lunghezza,
leggermente amarognolo, con tocchi di tamarindo, ben mescolati a sapida
mineralità.
Un giovane produttore, di spiccata
personalità, incontrato poco tempo fa, convintissimo delle sue scelte, che seguirò con attenzione.
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