Siamo ormai in clima natalizio e questa bevuta
casca a fagiolo.
Imho, ciò che qualifica il pensiero dello scriba, non è tanto e non solo, il post in sé, quanto piuttosto il vino e soprattutto l’azienda, nel bene e nel male, ivi raccontati.
Nel caso di specie, e il vino, e soprattutto l’azienda, sono di referenza specchiata.
Per soprammercato, conosco un po' le “facce” che stanno dietro l’etichetta e il loro metodo di lavoro.
Imho, ciò che qualifica il pensiero dello scriba, non è tanto e non solo, il post in sé, quanto piuttosto il vino e soprattutto l’azienda, nel bene e nel male, ivi raccontati.
Nel caso di specie, e il vino, e soprattutto l’azienda, sono di referenza specchiata.
Per soprammercato, conosco un po' le “facce” che stanno dietro l’etichetta e il loro metodo di lavoro.
I più attenti avranno colto come la vendemmia
sia ancora quella dello scorso anno. Orbene non si direbbe, giacchè tanto la
freschezza, quanto la pulizia dei profumi si sono preservati integri e
inalterati.
Di spuma leggera, attacca con crema
pasticcera e nuance di fiori
d’arancio, un ricco ricamo fruttato di agrumi e melone, pera e pesca
tabacchiera, proseguendo con note di timo e salvia. Si tratta, tuttavia, di un
ventaglio mai statico, che contempla, nelle successive roteazioni,
anche nitide espressioni di fiori bianchi, miele e menta.
Palato brillante, non solamente per il continuum puntuale con quanto confidato
al naso, quanto per un’acidità davvero svettante, che funge da “regolatore”
delle dolcezze, garantendo sorsi bilanciati, senza mai scadere in banali
stucchevolezze, patrimonio, purtroppo, di troppe bottiglie della docg.
Bevuta dinamica, dal beat sempre in levare e di rinfrescante allungo, con bocca finale
di albicocca e mentuccia.
Con panettone o torta di nocciole, un must, col Sant’Ilario, insolito, ma
tenace.
Non sbagliare Moscato, non solo per i
prossimi giorni di festa.
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