Lo champagne, in declinazione demi-sec, secondo Pol Roger.
Tanto per capirci, dosaggio zuccherino a 35
gr./lt. (alla maison sostengono, per
precisione, siano 34).
I tre vitigni classici champenois, in parti eguali e provenienti da 30 cru differenti.
C'est-à-dire: Pinot Nero, dalla Montagna di Reims, il Meunier, dalla Vallata della
Marna e lo Chardonnay, dalla Costa dei Bianchi. Questa cuvée, cui viene
aggiunto un 25% di vini di riserva, rimane, infine, quatto anni, quanto
meno, sui lieviti.
Il risultato? Sorprendente per la…secchezza. Ma non solo quella.
Paradossalmente, mi è successo di bere degli
champagne brut, e di percepirli, questi sì, molto dosati, sbilanciatamente
dosati.
Nondimeno, come sempre, tutto ruota intorno
alla maestria, e magia, dell’equilibrio.
Ti aspetti un liquido, al limite dello stucchevole.
Ti aspetti un liquido, al limite dello stucchevole.
Au contraire, è così esplicito il bilanciamento tra dosaggio e verve acida - quest’ultima veramente
rifrescante e quasi tagliente - da originare sorsi squisitamente armonici,
con tanti saluti alle sensazioni dolci, messe ai margini.
Ritrovo tutto lo stile e la maîtrise
della casa, certo, tuttavia c’è anche tanta roba, non solo verticalità. Spezie
dolci, in dosi massicce, frutta secca e toni finemente boisée, con dattero e caramello, a impreziosire.
In bocca droiture
e struttura si compenetrano elegantemente.
Sorsi pieni, di acidità incredibile, con altissimo potere pulente, che, gastronomicamente, me lo fanno preferire con formaggi, piuttosto che dolci.
Sorsi pieni, di acidità incredibile, con altissimo potere pulente, che, gastronomicamente, me lo fanno preferire con formaggi, piuttosto che dolci.
Beva incontenibile, persistenza e tensione, per
un palato sempre asciutto.
Rapito anche dal demi-sec.
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