Con questa, essendo l’ultima boccia di Vermentino
sardo, di 6 produttori diversi, che mi sono portato dalle vacanze 2016 – senza inserire
nel computo quelli bevuti al ristò, almeno altri sette/otto - chiudo il racconto,
e il cerchio, sul vitigno.
Tanti, troppi Vermentino, accomunati da un ingombrante
denominatore comune: l’elevato grado alcolico indicato in etichetta e
puntualmente ritrovato tanto nei profumi, quanto al palato.
Naso che parte discretamente fresco e
floreale - glicine e ciclamino – e prosegue con marcatori agrumati e di frutta
gialla matura, nonchè un elegante tocco di nocciola. Tuttavia, passa poco tempo
e la presenza dell’alcol (14.5°) si manifesta, con effetti facilmente immaginabili e scontati.
Al palato, c’è sostanziale simmetria con lo
sviluppo olfattivo, ma proseguono, impavide, le fastidiose scodate alcoliche. Ergo,
freno a mano tirato, circa la scioltezza di beva e sorsi che smarriscono la strada avvolgente e affilata, per intraprendere quella impervia
della struttura e dei muscoli che, per inciso, in un bianco di queste fattezze, ci
azzecca pochino. Forse zero.
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