Si
deve a Edi Kante - figura di spicco del Carso triestino vinicolo - il recupero
di questo antico vitigno, scongiurando oblio ed estinzione.
La
Vitovska - una delle varietà più rappresentative di questi territori - in
passato veniva assemblata con altre uve locali, mentre da qualche tempo viene
vinificata anche in purezza, con risultati, solitamente, apprezzabili.
Questa
viene vinificata in bianco, senza macerare, fermenta e affina in barrique usate
e non subisce filtrazioni.
Al
naso non è precisissimo, con profumi che arrivano in maniera randomica. Si
passa, in ordine sparso, da cenni di rosa e salvia a note fruttate di pera,
banana e agrumi, con mineralità indecisa.
Al
palato va un po’ meglio, con l’acidità che costituisce una buona spina dorsale,
su cui si distendono sapori di cedro, erbe aromatiche, frutta secca e qualche
dolcezza di troppo. Il sorso, tuttavia, scorre disinvolto, con tensione che
richiama la beva. Chiude delicatamente sapido, ma spedito.
Sicuramente
un vino di territorio, ancorchè, alla mia
boccia, pulizia e precisione siano risultate insicure e inferiori alle attese. Ciò nonostante, l’abbinamento con toma di capra, si è dimostrato felice.
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