Da qualche settimana volevo dedicare una riflessione
a questo argomento, perché ce l’ho sul gargarozzo.
Poi, a inizio anno, leggo il bel post di Beppe Palmieri su Sala&Cantina e, ancorchè io non rientri tra le figure più autorevoli che
lui chiama in causa, faccio appello alla mia credibilità e ti racconto questo episodio - testimone la mia
signora - di qualche tempo fa.
Ecco il peccato, risparmiandoti, ovviamente, il peccatore.
E’ ora di pranzare e, confortati da commenti,
questi sì autorevoli, letti da più parti, nonchè attratti sia da formula che da menù
accattivanti, si va.
Due portate, sotto i 20 eurini, con
possibilità di scegliere un antipasto e un piatto principale – primo o secondo
- all’interno di una selezione abbastanza ampia, opzione di aggiudicarsi il
dolce aggiungendo pochi spiccioli, con acqua e coperto inclusi.
La proposta, se sviluppata bene, può risultare stuzzicante, per almeno due motivi.
Intanto perché è un modo furbo e
intelligente di intercettare una clientela - all’ora del pranzo e con una cifra
abbordabile - il cui accesso, forse, le sarebbe precluso, dati i prezzi serali.
In secondo luogo, perché può servire per procurarti, anche la sera, i medesimi clienti che avranno apprezzato l'eventuale alta qualità del cibo già servito a mezzodì.
In secondo luogo, perché può servire per procurarti, anche la sera, i medesimi clienti che avranno apprezzato l'eventuale alta qualità del cibo già servito a mezzodì.
Insomma, un continuum qualitativo che leghi saldamente il pranzo alla cena.
Orbene, si viene accompagnati al tavolo,
apparecchiato con classe – fiandra, posate argento, pregiati calici
in cristallo - con il cameriere che ci consegna la carta dei solidi – solo
quella – evitando deliberatamente di tentarmi con la carta dei liquidi – eh eh,
non mi conosce – o almeno, con una proposta a bicchiere.
Sono stato io a chiedergliela, per curiosare
e chissà…. Sfoglio e termino con calma, nel
frattempo è arrivata l’acqua, ma il tomo è rimasto, impassibile, alla mia
sinistra, senza che mi fosse chiesto se avessi ceduto alla tentazione.
Anche nel consumare l’antipasto il
librone è stato mio devoto, ma ingombrante e sgradito, ospite. Per la cronaca, giusto prima che arrivasse
il piatto principale – erano trascorsi 20 minuti - con flemma, verrà poi preso
in consegna dal cameriere.
Non basta. Non avendo ordinato vino, caro
cameriere, di grazia, mi leverai dai pendenti i bicchieri da vino, gesto che, per altro, avviene
nella più infima delle pizzerie. Eh no, troppo elementare, bisogna eccellere.
Resteranno per tutta la durata del pasto.
Questo per restare al tema del giorno.
Vi risparmio commenti circa la qualità delle
pietanze, in particolare della portata principale, il pescato del giorno –
quale giorno? - un filetto al forno di branzino di bassissima lega, stopposo,
scongelato, microondato e retrogustato.
Vuoi sapere la pepita finale? Su tutte le
pagine dei menù, compare il nome dello “Chef Executive”, il quale, quel giorno, bontà sua, sarà stato in vacanza, come il sottoscritto.
La prossima volta ricorrerò al collaudato
trucchetto della prenotazione tramite amici autorevoli e influenti, così non
leggerò più, tra le righe degli sguardi del cameriere, la stra-abusata frase
del Marchese del Grillo.
In assenza del gatto executive i topi ballano, la sala è importante quasi quanto la cucina, si perdono soldi e potenziali clienti, non tutti hanno una moglie, una sorella o voglia di spendere per un bravo giovane.
RispondiEliminaQuando ti hanno visto ordinare acqua avranno pensato di essere su scherzi a parte
Qualche locale forse è convinto che basti lo CE per noi polli da spennare, anziché investire su un bravo giovane (il cui costo sarebbe comunque molto inferiore).
EliminaIn effetti per me è raro rinunciare al vino.