Olivier Collin è stato discepolo di Anselme
Selosse, dunque, anche per lui valgono le medesime argomentazioni. Sono - lo
saranno sempre - champagnes che
dividono e spaccano a prescindere, a torto/a ragione, anche in maniera tranchante.
Io mi avvicino a questi vini - come a tutti,
del resto - con molto rispetto, avidità di conoscere, soprattutto libero
mentalmente, privo di idee precostituite e pregiudizi, evitando di rompermi il
cranio con sfiancanti pugnette e sullo
stile oxyd, e guarda che è un difetto, e doveva fare la malò, no, non la doveva
fare e altre robe che non servono a una beata fava.
A questi vini mi accosto, semplicemente, ma
molto attentamente, conscio che il mio naso e il mio palato sono sì discutibili
– mancherebbe altro - ma anche soggettivamente sovrani, quanto i tuoi.
“Les Roises” – ci sarà mica qualche Beghina
in giro? – è un lieu-dit, una piccola
parcella – la più vecchia di cui dispone Olivier a Congy – que du Chardonnay, le cui piante hanno una sessantina d’anni.
Il mio flacone è la vendemmia 2008, non
rivendicata in etichetta, con dégorgement
3 ottobre 2012; è uno dei circa 3500 prodotti e, vi assicuro, di non
facilissima reperibilità.
Radioso oro liquido, grana finissima, classe pura.
Tutto lo charme
della vista prosegue, regalandomi un naso haute
couture, che si libera in fretta, per
mia fortuna, della nota legnosa. Ergo,
praterie di frutta – splendidi cedro, pesca e albicocca – un tocco vegetale e un
profluvio continuo e inarrestabile di gesso che si mixa sapientemente a ondate
salmastre, iodio e ostrica a bomba.
Questa ricercata tessitura olfattiva, trova - ahimè - solamente parziale riscontro al palato, giacchè i segni del passaggio
in legno sono ancora ben percepibili e limitano, seppur in parte, lo sviluppo
efficace e la totale rivelazione, anche in bocca, di una materia dalla qualità
impressionante.
Gli interpreti olfattivi ci sono tutti, solo
che viaggiano col freno a mano tirato, accompagnati costantemente dal peso del mobilio.
Nondimeno, ciò non mi ha precluso di cogliere
- e sono qui a tesserne le lodi - l’estrema grassezza, la struttura, la
profondità e la verticalità di un sorso, nonchè di constatare quanto sia raro assistere
potenza ed eleganza vivere in simbiosi.
In soldoni, è un vino che ha solamente
bisogno di tempo in vetro, e molto, affinchè tutte le componenti si integrino
armoniosamente. La curiosità di berlo era tanta e mi è servita a capire lo
stato dell’arte.
E’ uno champagne già grande – da un millesimo spaziale -
tuttavia ancora in fase di assestamento, che si sta preparando a diventare
grandissimo. Non ho dubbi.
Così come sono persuaso che anche monsieur Olivier
sia sulla strada che lo porterà lontano, quantomeno a eguagliare il suo mentore.
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