Si potrebbe riavvolgere il nastro? O, più
precisamente, rimettere le bouchon?
No, à
la prochaine.
Può succedere, è successo, a una delle
consuete cene tra amici, quelle fatte, con rigore cartesiano, a bottiglie blind(ate).
Ah potessi…
Ho calpestato anni fa questo cru, splendido, sulla
gobba destra del fiume Le Serein, esposto tutto sud e, ça va sans dire, sottosuolo kimmeridgiano a canna.
Se ci capitate a Chablis, fatevi un tour.
Tutta questa pippa per dire che la boccia è
stata, tutto sommato, buona, anche di più, con il peak time toccato quando
i calici erano, ahinoi, in sofferenza liquida. Stica!
E’ stato molto abbottonato, già dal naso, con
quei delicati sentori di fiori bianchi, di mela, ananas e banana, misti a
ostrica e calcare, per una mineralità che c’era, ma quasi volesse passare sotto
traccia, o semplicemente dormiente.
In bocca il refrain non è variato, di molto, per lungo tempo – coerenza sì, ma
senza strafare, sempre sottovoce, flebile - se non poi esplodere verso la fine,
e sfoderare la classe che viene riconosciuta, come d’abitudine, a questi crus.
Tuttavia la quantità ancora presente nei
calici, seppur minima, non ha impedito di cogliere l’espressione signorile,
raffinata, nonchè la grassezza, di un sorso che ha saputo dimostrare, comunque,
percussioni e profondità, lunghezze e ampiezze significative.
La prossima volta o ti svegli prima, o faremo un pisolo, per accoglierti da par nostro.
Nessun commento:
Posta un commento