Trentasei mesi sur lie, per questo assemblato 40% Chardonnay, proveniente da
Chouilly – villaggio Grand Cru – 30%
Pinot Noir, da Bisseuil e altrettanto Pinot Meunier, da Damery, con un anno dégorgement.
Il naso, sulle prime, bighellona, per poi
distendersi e modularsi su una espressione di frutta, più bianca che gialla –
pesca, pera e uno spicchio di pompelmo – una traccia di mandorla, mentre una traboccante
mineralità mi trafigge le narici.
Anche in bocca netta e straripante mineralità
gessosa, che riesce, progressivamente, a esautorare gli altri interpreti,
consegnandoli a ruolo di comparsa e risultando, a tratti, anche monocorde. Dorsale acida rilevante,
tuttavia adeguatamente inserita e ben bilanciata dalla e nella cremosità del
sorso. L’assaggio, dritto e di buona intensità, illustra abbastanza bene il
concetto di dosaggio zero, senza irruenze furiose, pur con ancora qualche punta
in attesa di pialla.
Ha trovato il suo perché con carpaccio di palamita
e branzino, mentre i violini Philly
Groove, delle produzioni Salsoul - una delle mie etichette seventies disco(grafiche), del cuore - hanno fatto il
resto.
La quadratura della serata, avrei voluto essere "a little bit closer"
RispondiEliminaDai che domani è closer alla qr quota rosa
RispondiElimina...che non ha gradito la mia deriva hot...ho bevuto bollicine francesi, ne scriverò...
EliminaAdoro le derive Hot & Francesi. Ti leggerò
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