venerdì 13 maggio 2016

Fleury Père & Fils Champagne Brut 1998




Altro giro sulla giostra di questo millesimo e altro immancabile cadeau. Il 1998 ha davvero preso in contropiede gli espertoni con la palla di vetro e, boccia dopo boccia, sta confermando, tutta la sua stoffa.

Anche questa arriva direttamente dalla cave di Jean-Pierre, una cantina che contiene delle vere gemme, con ricca profondità di millesimi. Se sei alla ricerca di bocce ante 2000, su a Courteron troverai di che gratificarti.
Come tutti gli champagne d’assemblage di Fleury, anche questo rispetta la regola ferrea di 80 Pinot Nero e 20 Chardonnay e, per accrescere la complessità, affina otto anni sous bouchon liège.

Il tempo me lo consegna paglierino dorato, dal perlage sottilissimo e instancabile.
L’intatta freschezza, tiene saldamente a bada quella che è la naturale evoluzione di un vino dopo tutti questi anni. Infatti, la terziarizzazione degli aromi è appena accennata da piacevoli sentori di agrumi canditi e miele, tocchi fungini e di sottobosco. Intensi sono i profumi di torta di mela e cioccolato bianco, cui si somma, lentamente, un ventaglio di fitta mineralità, che esploderà di lì a poco.

In bocca è un abbraccio, immediato e cremoso. L’acidità impone il ritmo e mi dona sensazioni aromatiche giovanissime, lasciando intendere ancora lunga vita e colma di soddisfazioni. Per il resto, palato allineato e coerente, con ritorni di gesso e tostature – caffè e tabacco biondo - per un allungo notevole e persistenza di parecchi minuti.

Un gran vino, un’altra, ennesima conferma della bontà, del rigore e della costanza qualitativa dei Fleury.
Al di là delle aspettative, da un’appena maggiorenne.


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