Altro giro sulla giostra di questo millesimo
e altro immancabile cadeau. Il 1998
ha davvero preso in contropiede gli espertoni con la palla di vetro e, boccia
dopo boccia, sta confermando, tutta la sua stoffa.
Anche questa arriva direttamente dalla cave di Jean-Pierre, una cantina che
contiene delle vere gemme, con ricca profondità di millesimi. Se sei alla ricerca
di bocce ante 2000, su a Courteron troverai di che gratificarti.
Come tutti gli champagne d’assemblage di Fleury, anche questo rispetta la regola ferrea di
80 Pinot Nero e 20 Chardonnay e, per accrescere la complessità, affina otto
anni sous bouchon liège.
Il tempo me lo consegna paglierino dorato,
dal perlage sottilissimo e
instancabile.
L’intatta freschezza, tiene saldamente a bada
quella che è la naturale evoluzione di un vino dopo tutti questi anni. Infatti,
la terziarizzazione degli aromi è appena accennata da piacevoli sentori di
agrumi canditi e miele, tocchi fungini e di sottobosco. Intensi sono i profumi
di torta di mela e cioccolato bianco, cui si somma, lentamente, un ventaglio di
fitta mineralità, che esploderà di lì a poco.
In bocca è un abbraccio, immediato e cremoso.
L’acidità impone il ritmo e mi dona sensazioni aromatiche giovanissime, lasciando
intendere ancora lunga vita e colma di soddisfazioni. Per il resto, palato
allineato e coerente, con ritorni di gesso e tostature – caffè e tabacco biondo
- per un allungo notevole e persistenza di parecchi minuti.
Un gran vino, un’altra, ennesima conferma della
bontà, del rigore e della costanza qualitativa dei Fleury.
Al di là delle aspettative, da un’appena
maggiorenne.
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