Dopo aver scritto
della Cuvée Vive, parecchio tempo fa,
salgo di un gradino e ti racconto questo millesimato, il quale si colloca,
nella scala dei prodotti aziendali, giusto prima del fiore all’occhiello della maison, quel «Clos Cazals», il cui suolo
ebbi la fortuna di calpestare, anni or sono, proprio in compagnia di Delphine,
la figlia di Claude, l’inventore della gyropalette.
La boccia, acquistata
direttamente presso la cave di Le
Mesnil sur Oger, si è difesa abbastanza bene, in questi anni, passati nella mia cantina.
Chardonnay 100%, da vigne di almeno 40 anni, solo inox, mai meno di sette anni sur lattes.
Ormai è boccia da
bere, me lo conferma il suo sguardo dorato intenso, di sottile perlage. Il bouquet è quello classico, e unico, della bacca bianca della Costa
dei Bianchi, nel caso di specie, addizionato di una generosa dose di maturità:
agrumi confits, frutta secca e gesso
in dosi massicce.
Anche in bocca,
il filo conduttore è la maturità, qui, un po’ più marcata, rispetto al naso. Pur
rispettando, in buona sostanza, le confidenze olfattive, sono evidenti i segni
del tempo, con la spalla acida che flette e, verso fine boccia, mi consegna
sorsi un filo più piatti, frenando il palato di complessità e progressione finale.
Nondimeno, la
cosa non deve sorprendere più di tanto, giacchè rientra, ampiamente, nella
casistica, secondo la quale, i millesimati dei récoltant,
rispetto a quelli delle grandi maison, hanno, giocoforza, qualche freccia in meno nella
loro faretra.
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