Uno dei Grands
Crus più celebrati di Borgogna – qualcuno sostiene anche tra i più
sopravvalutati - oltre 50 ettari, super parcellizzati – un’ottantina i
proprietari.
Una meraviglia da vedere, con il suo chateau racchiuso tra le mura.
Una annata deboluccia, in Borgogna, e dalla petite garde, dove sovente è il manico a
fare la differenza.
Di delicato attacco al naso, con gli umori
aromatici che non si concedono al primo sguardo, ma necessitano una mezz’ora
per mettersi a fuoco. Allora la classe si fa strada, dichiarandosi, con
precisione, attraverso mirtillo e fragola, lampone e ciliegia, violetta e
lavanda, una sottile mineralità e un lieve tocco speziato.
Il palato conferma le sensazioni delicate e
ribadisce la ricercata eleganza dell’espressione fruttata, che arruola anche
toni confits. Acidità in equilibrio
con intelaiatura tannica di grana fine e pregevole carattere minerale.
Di buona persistenza, è mancata la
stoccata, in profondità, tuttavia è rimarchevole la sensibilità interpretativa, per questo millesimo,
delle sorelle Chantal e Maire-Andrée.
Quasi un miracolo non leggere nulla di verde, in un'annata paragonabile (in meglio) solo alla 2004, quella si, la peggiore del nuovo millennio. Poi, in quell'orto, sarebbe bello organizzare il campionato dei produttori, visto che un pezzetto di terra ce l'hanno in tantissimi.
RispondiEliminaProprio così, nulla di verde, poi l'annata è quella, purtroppo. Il campionato dei produttori, con certi "manici", verrebbe senz'altro alla grande.
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