Trovandomi,
mesi fa, in un hypér transalpino e attratto ancor prima dalla declinazione in dolce della tipologia – mai bevuta prima – che dal
prezzo – un pugno di euri - mi sono arreso alla curiosità di questa Blanquette Languedocienne.
Sul
retro dell’etichetta sono riportati i vitigni usati in questa cuvée: Mauzac, Chardonnay e Chenin Blanc,
non le percentuali, pur intuendo largo uso del primo. Il metodo di vinificazione è quello traditionelle con il dosaggio che si colloca in una forchetta che
viaggia tra 32 e 50 grammi/litro di residuo zuccherino.
Il
suo colore è giallo paglia intenso, carico. Annuso e, stranamente, non scorgo
dolcezze – vero il contrario - ma garbati aromi di mela, fiori bianchi e
zenzero. Mi stonano, favorevolmente, una superba mineralità ed una fortissima carica
idrocarburica.
E al palato è pure meglio. Bocca
coerentemente avvolta nei tratti idrocarburici e minerali, con una verticalità
che non mi aspettavo. Sullo sfondo – ben lontano – un tocco dolce. E,
per soprammercato, aggiungo che si è difesa bene anche quanto a longueur.
Abbinamento
convincente con paste secche e rammarico di averne comprata una solamente.
Resomi conto del tragico errore per non aver acquistato più bottiglie, io mi sarei suicidato!
RispondiEliminaNel ringraziarla del suo simpatico commento, le assicuro che la tentazione del suicidio è stata davvero forte!
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