Vietti
è un produttore che, ogni tanto, passa di qui, in particolare con le sue Barbera.
Con questa di oggi saliamo, risolutamente, di prezzo – a scaffale poco meno di
trenta euri – e, per conseguenza, l’attesa di guadagnare anche in qualità è
comprensibile.
Si tratta di un vino che affina sia in barrique che botte e non subisce filtrazioni.
Alla
vista è un compatto rosso rubino, scurissimo e fitto. Il naso è immediatamente affrontato
da un impianto alcolico prepotente. Attendo una mezz’ora e questa percezione,
che si è ridotta di poco, ingessa il frutto che sotto sotto c’è, ci sarebbe, ci
dovrebbe essere: qualche nota di ciliegia nera e amarena, molta vaniglia; per
il resto molte carenze e poche presenze.
L’assaggio
è, ahimé, schierato con le indicazioni olfattive. Entra caldo, troppo, con
l’acidità che non riesce a contrastare l’impeto alcolico. La si aspetta ancora,
sperando in una ridistribuzione, equa e bilanciata, dei “pesi e contrappesi”,
ma inutilmente. Ne discende una beva greve e fiacca.
Vano perdersi in tutto ciò
che doveva, poteva essere e non lo è stato.
Mi
ha fatto tornare alla mente, una fortunatissima réclame di una ventina d’anni fa, in cui l’allora “figlio del
vento” Carl Lewis calzava, pronto a scattare ai blocchi di partenza, un improbabile
paio di tacchi a spillo, con una voce, fuori campo, a ricordare come la potenza
fosse nulla, senza controllo.
Sarà
stato questo flacone, ancorchè non
sia la prima volta che mi succede con i vini di Vietti.
Senza cambiare
produttore, con la "Tre Vigne", si spende meno della metà, con altre
soddisfazioni.
due tre vigne al prezzo di una vigna, sembra un 50%...;-)
RispondiEliminaM 50&50
Bien sur mon ami anke se in questi giorni si è sul pianeta bulles.
RispondiEliminaSalut
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