La prima volta, anni fa, al ristorante e fu
pura emozione. Tempo dopo, incontrai Francesco Carfagna, ad uno dei tanti
saloni bio, e mi sorpresero i suoi silenzi, tanti, e le sue parole, poche,
misurate, riservate. Mentre una mano mi versava il
vino, l’altra sfogliava un album di foto, testimonianza inequivocabile
del lavoro suo, e di tutta la sua famiglia, condotto sull’Isola del Giglio.
Lavoro è un termine riduttivo, minimale e
quasi astratto, non bastante a consegnarci i giusti spessori delle loro fatiche.
Io sostengo si tratti di una vera e propria Opera Eroica, la cui base fondante,
ma non l’unica, è l’infinita passione profusa nel recupero di questo patrimonio
isolano, a partire da un vecchio vigneto abbandonato, ricostruendo ex novo muretti a secco, terrazzamenti e
quant’altro.
L’azienda produce due vini: un bianco, Ansonaco
in purezza, e questo uvaggio rosso – circa 1500 falconi - per il quale si
farebbe prima a dire quali sono i vitigni che non vi prendono parte. C’è di
tutto nel Rosso Saverio, uve nere, ma anche bianche: dal Sangiovese al
Canaiolo, dalla Grenaccia (qui Grenaci) alla Malvasia, dal Moscatellone all’Aleatico,
dal Mammolo al Trebbiano e via di seguito.
Come ci tiene a precisare Francesco, vitigni presenti da sempre sull’isola.
Come ci tiene a precisare Francesco, vitigni presenti da sempre sull’isola.
Per sommi capi, la carta d’identità della
vinificazione: fermentazioni spontanee, lunghissima macerazione, 2 anni in
acciaio, senza chiarifiche, filtrazioni e stabilizzazioni.
Il calice è rubino scuro e mi prospetta una composita
e dettagliata sequenza aromatica, a tratti anche dolce. Profuma di frutta scura
– prugna, amarena e ciliegia – e tocchi floreali misti a macchia mediterranea –
alloro, timo, mirto – con una forte caratterizzazione salmastra.
Anche all’assaggio è appagante, non tradendo
la sua territorialità mediterranea, con quel fil rouge di mineralità marina che accompagnerà tutti i sorsi.
La
bocca è occupata da una presenza fruttata altrettanto marcata, con inserti di
cappero, che conferiscono ulteriore salinità. Grande equilibrio per 14° di
alcol, bilanciati da acidità e materia che dimostrano tutta la loro consistenza.
Beva gratificante fino alla fine e palato di grande temperamento, che resta a
lungo conquistato da speziatura e salinità salmastra non comuni.
Anche il post è di speziatura non comune, scrivere in Altura non è da tutti...
RispondiElimina(Oggi Champagne Rosè ti saranno fischiate le cuffie in regia...)
M 50&50
Sì in effetti qualche sibilo è giunto. Vedo che ti applichi e la cosa non può che farmi piacere.
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