La 728esima cuvée assemblata dalla nascita della storica Maison, ma la prima ad aver visto la luce ufficialmente con quel
numero.
Da allora ne è passata acqua, pardon,
Champagne.
36 parti di Chardonnay, 37 di Pinot Meunier e
27 di Pinot Nero, con base vendemmia 2000 per il 68 percento e vins de réserve per la rimanenza, dosaggio 5 gr./lt e dégorgement nel secondo trimestre 2004.
Sì, avete letto e contato giusto. Dieci anni e fischia in vetro, dalla sboccatura, per un brut sans année, è record anche per me, che mai mi ero inoltrato in questi orizzonti temporali.
Sì, avete letto e contato giusto. Dieci anni e fischia in vetro, dalla sboccatura, per un brut sans année, è record anche per me, che mai mi ero inoltrato in questi orizzonti temporali.
Più di uno, indubbiamente, si chiederà se si
possa, si debba e se abbia un senso azzardare così tanto. Per me è stata una
fortuna trovarla, e la curiosità di testare un cotanto grado di invecchiamento,
e la sua evoluzione, non me la potevo perdere.
Carbonica che pressa sul tappo, un po’
muffettoso, e lascia passare oro vecchio, con spuma esuberante e bollicina
persistente. Il naso è ancora abbastanza espressivo, vivo, e ha mantenuto una
discreta freschezza, con sentori confit di agrumi – arancia e pompelmo – spezie e un tocco di nocciola, adagiati su una
più che buona tessitura minerale.
La bocca non si discosta, tutto sommato,
da quanto manifestato durante lo svolgimento olfattivo, se non per una carenza
di acidità che lo rende un po’ orizzontale. Per il resto, replica la nitida
trama minerale, le note agrumate, con cenni di sottobosco e una spolverata di
caffè.
Il sorso si richiama, inoltre, a quella classica eleganza cui ci hanno abituato, negli anni, i fratelli Chiquet, eleganza la quale costituisce uno, se non il più importante, dei marchi della casa.
Il sorso si richiama, inoltre, a quella classica eleganza cui ci hanno abituato, negli anni, i fratelli Chiquet, eleganza la quale costituisce uno, se non il più importante, dei marchi della casa.
Bevuta ampiamente oltre la sufficienza, se si
accetta – va fatto - di riconoscere alcune attenuanti, quella del tempo certamente
non l’unica.
Per il mio “storico” di bevute effervescenti,
resto dell’opinione che, ancorchè non sia il caso di aspettare così a lungo un bsa (eccetto uno ne disponga di un
bilico), nel caso di specie, il tappo e una conservazione non ottimale, abbiano
senz’altro inciso – difficile stabilire in quale misura – sul limitato grip verticale, appiattendo, in parte,
il piacere.
Allorchè vi racconterò della 729, mi auguro il
concetto vi sarà più chiaro.
A bientôt les amis.
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