E’ il vitigno a
bacca scura più diffuso dell’Italia meridionale. E mi piace.
Quello che declina
la Cantina Giardino, in quel di Ariano Irpino – da vecchie vigne settantenni e
ben 48 mesi di botte grande - lo adoro.
E’ rubino intenso, quasi cupo.
L’olfatto attacca, freschissimo, all’insegna
del frutto - una splendida marasca, prugna e mora – per poi abbracciare
sensazioni di origano e macchia mediterranea. Successivamente, è il richiamo
delle progressioni minerali e speziate ad atterrare prima e saturare poi, piacevolmente, il naso.
Contrassegni inappuntabili di pulizia e nitore.
Contrassegni inappuntabili di pulizia e nitore.
Il palato è solido, pieno e ricco di
mineralità e frutto. L’acidità è spiccata, i tannini vivi e vigili, per un
sorso asciutto, complesso e di alta tensione gustativa. Molto concentrata è la
presenza di una mineralità da pietra lavica, che rivaleggia e prevale, armonicamente,
sul frutto. L’estremo bilanciamento del flacone sposa eleganza ad altissima
bevibilità, a dispetto dei 14.5 gradi alcolici, assolutamente inavvertiti.
La boccia, ahinoi, finisce rapidissima, di
lunga e serrata persistenza aromatica, su rimandi di china, tabacco, pepe e
grafite.
Vino di personalità e rilevante fedeltà
territoriale.
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