Tra le tante bollicine francesi, metodo classico,
che vanno sotto la denominazione “Crémant”, alcuni dell’Alsazia, insieme ad
altri di Loira e Jura, sono quelli che trovo maggiormente espressivi e degni di
menzione. A mio sindacabilissimo giudizio.
Ed evitando, ça va sans dire, di fare paralleli che non avrebbero, non hanno un grammo di sostanza.
Tanto per essere chiari, non si beva un Crémant qualsiasi e si tiri in ballo gli
amici del 50° parallelo.
L’azienda, certificata biologica, produce questo
metodo classico d’assemblage - 18
mesi sui lieviti - composto, principalmente, da Pinot Bianco e, in percentuali minori,
e non dichiarate, da Riesling, Pinot Grigio e Auxerrois. Si tratta di un
millesimato, elaborato senza aggiunta di solfiti in fermentazione, nè di liqueur, con oltre un anno di sboccatura.
Com’è, com’è? In due parole, bello e buono.
Paglierino tenue, con qualche sfumatura
verde, di copiosa effervescenza, per un naso molto fresco e di delicata
fragranza floreale e fruttata: fiori bianchi, pera, mela e lime, con qualche
ricordo biscottato.
La stessa freschezza, una punta acidula, la
ritrovo all’assaggio, che si mantiene, pressochè, in linea con i presupposti
olfattivi. Più fruttato che floreale, con l’agrume giallo che si impone sulla
frutta bianca. Discretamente persistente, chiude fresco e morbido, su gentili toni di
lime, frutta esotica e una sporgente cifra minerale.
Quando vuoi rompere, anticipare, o alternare –
si fa per dire – la nobile monotonia (eh?) dello Champagne. Lo trovi nelle
fiere e saloni bioqualcosa, girando l’Italia
– Cerea, Fornovo – al più che accessibile prezzo di un deca.
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