Non fai in tempo a scrivere - giusto la
scorsa settimana - che quasi sempre l’etichetta fa il monaco, che subito, quand même, vieni sbugiardato. Stavolta ho fatto filotto, poiché su tre
flaconi, neanche mezzo mi ha convinto; per giunta dalla tipologia – blanc de
blancs – che è considerata la specialità della casa.
Con la bacca
bianca proveniente da 4 villaggi Gc – Oger, Cramant, Avize e Le Mesnil
sur Oger – non è peregrino attendersi fuochi d’artificio o, quanto meno, la barra
del minimo sindacale posizionata molto più su. Macchè, “il livello è basso”,
come ricordava, mimandolo con la mano, Riccardo Pazzaglia.
Circa i profumi,
li colloco non tanto in territorio “delicato”, quanto piuttosto in quello
evanescente/latitante. Escludendo una buona freschezza, un discreto tocco di
fiori bianchi e una flebile nota agrumata – più limone che altro – manca quello
che costituisce la spina dorsale di un bdb con i fiocchi – ciò cui
questa boccia ambisce - vale a dire la gessosità che, nella fattispecie
dovrebbe stendere le narici.
Tutte queste
debolezze trovano, malheureusement, abbondante corrispondenza in un
sorso, burroso e lontanamente minerale, slegato e diviso tra confuse sensazioni
acidule e dosaggio scomposto.
Tra il serio e il faceto, in ultimo, mi
chiedo, se i grappoli migliori di Chardonnay non siano finiti, per sbaglio,
nella cave à côté, quella con
la “S”?
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