Mi ci vorrà, senz’altro, più tempo a
metterla giù in italiano corretto – quantomeno accettabile e comprensibile - questa
bottiglia, di quanto, in realtà, ne abbia impiegato a seccarla. Sì, seccarla è
il verbo idoneo.
Una boccia che si è fatta trovare pronta, fin
dal primo calice, muovendosi, in seguito, in un crescendo rossiniano.
Naso sommerso da precisi profumi di Toscana.
Freschezza e vitalità, in primis, con
l’attacco dell’arancia e dell’amarena, dei fruttini di bosco – ribes e lampone –
nonchè di petali di rosa e di fiori essiccati.
Basta lasciarlo respirare, ed ecco, alla
ribalta, sentori ematici e di sottobosco, alloro e spezia dolce, con echi di
tabacco e cuoio.
Per il palato, vedi alla voce naso. Nulla di
meno, tanto di più. Sorsi di ampia e intensa dinamica gustativa, costituita
degli stessi, nitidi e convinti, interpreti olfattivi.
Di grip
esemplare, eccelle per allungo e notevole persistenza, con il tabacco trinciato
e una densa sensazione ferrosa, a chiudere una bevuta pienamente appagante.
La solita, inconfondibile classe, e precisione, dei vini
di Martino.
Nessun commento:
Posta un commento