venerdì 3 febbraio 2017

Bruno Paillard Champagne Blanc de Blancs 1996






Ben due, le bocce che acquistai, alcuni anni fa, in una enoteca di Lione.
Sedotto, indubbiamente, più dal prezzo – folle da noi - che dal produttore – imho, una delle maison più sopravvalutate dell’intero panorama champagnistico.
Tuttavia, ciò meriterebbe un(a) post-digressione?. Non, merci.

Passate entrambe “all’incasso”, a distanza di pochi mesi, anche per via di un dégorgement – luglio 2007 – non più di… primo pelo e, potenzialmente, già influente.
Risultato? Identiche l’una all’altra. In tutto e per tutto.
Un solo elemento: lo Chardonnay proviene da vigneti di Oger e Le Mesnil-sur-Oger, zone ad altissima vocazione gessosa. E non solo.

Buon indice di freschezza, per un vino molto pettinato, di inappuntabile compostezza e privo di apparenti difetti.
Lento in tutto, incedere minerale incluso, in attesa di una scossa, meglio, di uno scossone.
O anche solamente di un cambio di passo.

In punta di fioretto, delicatissimi toni floreali e fruttati.
Naso e bocca, stabilmente aderenti, di pulizia asettica.
Statico e impersonale. Alcuna imperfezione, alcuna emozione.
Neutro.
Artificiale immobilismo, o, genuinamente monotono?
Ce l’ho: due bottiglie, su sette mila, non faranno testo, più verosimilmente.

 “…non sento niente no… non c'è tensione, non c'è emozione, nessun dolore…"
Beh, forse un dolorino, una bua, nella tasca posteriore sinistra.


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