Noncurante che, sul web, si continui a (s)parlare troppo di Bressan uomo e sempre troppo poco dei suoi vini, io vado di cavatappi, chè qui, su Vinondo, si beve e basta.
Fulvio, il “carrarmato” del nord-est, lo definisce "gioiello". Io, se non tasto, non credo, per principio.
Nel
calice un bel rosso rubino acceso, vivo, intenso.
C’è
tanta roba qui, a partire dal bouquet,
molto elegante, che si annuncia con iniziali note di pepe bianco, incastonate
in un quadro molto avviato verso l’aspetto fruttato, composto da lampone, mora,
mirtillo e amarena. Sullo sfondo note ferrose, di sottobosco, di fumè e
un’idea di vaniglia.
Una
bocca molto fresca e asciutta, ricalca, in modo franco e puntuale, le impressioni
olfattive. Dapprima il sorso è assai incardinato
sulla parte fruttata – e meno male, guai se fosse altrimenti, è giovanissimo – e
dotato di una trama tannica che cattura per finezza.
Nella
seconda metà, il mio flacone, grazie ad una capacità di “respiro” maggiore,
cambia decisamente registro e la beva trae slancio veemente da un’acidità impeccabile, unita a una vena minerale ben marcata. Tutto si muove
all’interno di un equilibrio avvolgente, da manuale, al punto che non mi
accorgo che non sto più semplicemente bevendo, ma tracannando. Il palato si dimostra
ricercato e leggiadro per tutta la durata - ahimè troppo breve - della boccia.
Un finale di ragguardevole e progressiva persistenza, affresca le mie papille di tocchi ferrosi,
balsamici e leggermente speziati.
Un
gioiello – aveva ragione il Fulvio - che in vetro non potrà che abbellirsi e migliorarsi ancora.
Bicchiere
di spessore stilistico rilevante, che contiene, non solamente, la tua impronta e il tuo
carattere, Fulvio, ma anche, concedimelo, l’eleganza di Jelena.
Ho
raccontato un altro vino di Bressan, il Carat, a questo indirizzo:
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