Terroirs,
nomen omen. Il post potrebbe chiudersi
qui, dato un lemma così esaustivo. Tutto il resto, sono i consueti e triti bla bla, ma tant’è.
La
sede di questa maison di r.m. è ad Avize, Costa dei Bianchi. Dunque
– qualora non fosse chiaro - parliamo di Chardonnay in purezza, figlio di 4 terroirs differenti – Avize, Oger, Cramant,
Oiry – parliamo di vinificazione parcellare, di malò svolta e di 4 anni sur
lies. La mia boccia ha quasi due anni di degorgio.
E’
oro sfavillante, con riflessi tendenti al verde. Il perlage è finissimo e incessante. Il naso è segnato da una
affascinante e verticalissima mineralità gessosa – tremendamente dominante –
cui fanno da sfondo aromi di fiori e frutta bianca – gelsomino, mela, pera –
con, a completare, tocchi di nocciola, miele, caramello e caffè.
In
bocca non è freschissimo, di più, con effervescenza, in pratica, impercettibile.
Bocca tutta impostata sulla mineralità, alla enne potenza, che, sostenuta da
un’acidità “da katana”, assume una struttura superba, pinotnereggiante. Un extra brut - 5 grammi di dosaggio - che
sembra, a tutti gli effetti, un dosaggio zero, tanto è affilato.
Ampiezza,
larghezza e grassezza inusitate, (quasi) mai viste in un blanc de blancs. Il sorso è lunghissimo e persistentissimo, tutto declinato
su note gessose e sapide, che concedono spazi esigui a cenni di frutta candita e
torrefazione. Una drittezza sconvolgente, sposata ad una avvolgenza suadente –
due aspetti che solo in apparenza parrebbero in antitesi – magnificano una
masticabile e rara pienezza gustativa.
Il
miglior bdb, sans année, bevuto negli ultimi anni.
Terroirs,
nome omen. L’avevo scritto che il
resto era aria fritta.
Racconto
un altro champagne extra brut a questo indirizzo:
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