Il
Grillo, fino al 1990 utilizzato solo per produrre il Marsala, per intuizione di
Marco, diventa bianco secco, da tavola. E che bianco.
Nel
calice un tenue dorato, con dei bagliori verdolini. Già dal naso si intuisce
che cosa sfoggerà, poi, al palato. E’ una sinfonia di mare,
sul quale danzano, a pelo d’acqua, gli aromi di questa splendida terra. Si va dalla mandorla agli agrumi – mandarino in gran spolvero – dalla frutta essiccata – fichi,
albicocche e datteri – ad un tocco di alga. Il tutto cullato da onde saline, intarsiate
da mineralità appuntita.
Verso
nel bicchiere e non lo devo attendere, anzi, lui mi sta già aspettando. In bocca i
sapori sono ancor più incisivi, amplificati, espressivi. Freschezza e acidità disciplinano
una struttura solida, giammai ingombrante. Equilibrio e armonia, lunghezza e
persistenza costituiscono i tratti pregiati e premianti di questo sorso –
solare e fruttato, minerale e salino - che avrei desiderato non finisse mai.
Profumi
e sapori, autentici, di una terra incantevole, trasferiti in vetro, da persone
meravigliose che accompagnano, rispettandoli, i ritmi e i cicli della natura.
Ho
scritto di un altro vino di Marco De Bartoli a questo indirizzo:
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