Ti sei mai chiesto cosa sarebbe (stata) la
musica, classica o dance tout court
non importa, senza gli archi? Poca cosa, te lo assicuro.
Allo stesso modo, mi sto ancora chiedendo
cosa sarebbe (stato) questo champagne, senza falegnameria al seguito. Tanta,
tanta roba, senza dubbio alcuno.
Il colore è quello dell’ oro e l’effervescenza
è molto fine, per questo Pinot Meunier in purezza (Blanc de Noirs), 20% di vini di riserva, 38 mesi sui lieviti, non
filtrato e dégorgement settembre 2013.
Il tratteggio olfattivo riesce a dispensare
frutta esotica, fragola, tocchi di mandorla, spezia e, sembrerebbe, precisa
mineralità, nondimeno, risulta rivestito da un’armatura legnosa, tutt’altro che
insignificante e trascurabile.
In bocca, tra una piallata e l’altra, sembra
riprenda il passo olfattivo e sviluppi le espressioni di frutta, anche secca,
abbinate a tinte gessoso-minerali, che si rivelano di notevole spessore. Il
sorso contiene verticalità e volume, profondità e persistenza.
Peccato che, anche il palato, non sia
dissimile dal naso e si presenti costretto in una corazza legnosa, la quale rende
greve il calice.
Qualche condizionale di troppo, da un flacone, per
il quale, da noi, a comprarlo bene, si spende quasi un cinquantone. Ergo, attendersi
qualcosa in più, mi sembra ancora poco.
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